San Junípero Serra, l’apostolo diffamato della California

In febbraio, davanti al santuario di Nue­stra Señora de Gua­da­lupe di Los Ange­les, in California, alcuni attivisti “indigenisti” hanno ritratto il missionario francescano Junípero Serra (1713-1784) contornato da un’aureola di svastiche. Contemporaneamente, Ricardo Lara, senatore californiano del Partito Democratico, figlio d’immigrati messicani illegali e dichiaratamente omosessuale, lanciava l’inaudita proposta di rimuovere la statua del missionario che lo Stato della California ha donato nel 1931 al Campidoglio di Washington per sostituirla con quella di Sally Ride (1951-2012), la prima astronauta donna degli Stati Uniti, lesbica (o forse bisessuale). Perché tanto odio? Perché padre Serra avrebbe tiranneggiato sadicamente gli “indiani” americani, favorendone il genocidio.

Non è però così. Studi accademici seri e puntuali lo escludono. E il colpo finale alle menzogne lo ha assestato il convegno di studi specialistici svoltosi il 30 aprile all’Augustinianum di Roma seguito, il 2 maggio, da una giornata speciale organizzata dalla Pontificia Commissione per l’America Latina assieme al Pontificio Collegio Nordamericano di Roma, con la sponsorizzazione dell’arcidiocesi di Los Angeles e dei Cavalieri di Colombo (la più grande charity cattolica degli Stati Uniti), a cui è intervenuto anche mons. José H. Gomez, arcivescovo di Los Angeles ed esperto di storia del cattolicesimo statunitense, e la santa Messa è stata celebrata da Papa Francesco.

 

Il “Cammino del re”

Nato il 24 novembre 1713 a Petra, sull’isola spagnola di Maiorca, nelle Baleari, Miguel José Serra Ferrer veste l’abito francescano il 15 settembre 1731 assumendo il nome di Junípero in omaggio a fra’ Ginepro (1190?-1258), uno dei primissimi compagni di san Francesco d’Assisi (1181?-1226). Ordinato sacerdote, si addottora in Sacra Teologia nell’Università Lulliana di Palma di Maiorca e lì insegna Teologia scotista (dal frate francescano Giovanni Duns Scoto [1265-1308], che superò le obiezioni teologiche all’Immacolata Concezione) fino a che, nel 1750, arriva a Città del Messico per insegnare al Collegio di San Fernando, fondato dai francescani nel 1734.

Richiede, e viene esaudito, l’assegnazione alle missioni indiane della Sierra Gorda. Vi resta nove anni e impara la lingua degl’indiani Pame, traducendo per loro preghiere ed elementi di dottrina. Richiamato a Città del Messico, diviene famoso per le prediche magniloquenti in favore delle missioni. La leggenda sulla sua durezza nasce qui. Per commuovere i fedeli, il padre le escogitava tutte: si percuoteva il petto con delle pietre e non di rado si feriva vistosamente. Inflessibile con i peccati, era però misericordioso con i penitenti. Come avrebbe altrimenti potuto dedicare una vita di sacrificio alla salvezza del prossimo?

Nel 1767 i francescani rilevano le missioni dei gesuiti, soppressi in quell’anno a seguito delle trame con cui massoni e illuministi sono riusciti a piegare al proprio volere politico Papa Clemente XIV (1705-1774). Serra ne diviene presidente e, due anni dopo, prende parte alla prima esplorazione della California via terra.

Lungo il viaggio (dal 28 marzo al 1° luglio, descritto nel suo prezioso Diario), il 4 maggio 1769 fonda San Fernando Rey de España de Velicatá, all’epoca l’unica missione di tutta la smisurata California meridionale. Lasciata la spedizione, dà inizio (ma non lo sapeva) a una vera epopea fondando San Diego de Alcalá (sulla collina dove oggi sorge il museo a lui dedicato). Era infatti la prima delle 21 missioni, 9 delle quali direttamente presiedute da lui, che convertiranno tutti gl’indiani della costa pacifica dell’Alta California.

Quella pista di santità e di civiltà lunga 996 chilometri attraverso terre allora davvero impervie e pericolose è ancora oggi ricordata con il nome di El Camino Real, che grosso modo rivive nelle interminabili highway californiane. E le antiche missioni dei padres sono oggi le grandi città del più vasto Stato dell’Unione nordamericana, tutte contraddistinte da nomi francescani, la maggiore essendo Los Angeles, dedicata alla Porziuncola. Lungo quel percorso (dal 1902, per iniziativa della California Federation of Women’s Clubs e con l’aiuto dell’Automobile Club della California Meridionale) sono disseminate 450 campanelle issate in cima a un pastorale a ricordo dell’insostituibile impresa, religiosa e civile, degli eroici frati francescani.

 

Meglio di un film di avventure

La fondazione delle missioni aveva un rituale preciso: individuato e predisposto il terreno adatto, i frati piantavano una Croce e a un albero, che poi fungeva da baldacchino per l’altare, issavano una campanella di richiamo. Poi benedicevano l’aria e la terra con arbusti d’issopo, invocando lo Spirito santo e dando un nome al luogo. Con alcune salve di fucile, i soldati della scorta salutavano l’incorporazione del luogo nella Corona di re Carlo III di Spagna (1716-1788).

Tutto nella vita di Serra fu del resto un’avventura. Nel viaggio per mare dalla Spagna rischiò il naufragio due volte. In California cercarono di avvelenare il vino con cui celebrava Messa. La battaglia spesso infuriava attorno a lui. E la fame e la malattia lo tallonarono sempre.

La fondazione della pionieristica San Diego fu da film. I soldati di scorta erano praticamente tutti fuori combattimento per lo scorbuto e gl’indiani attaccarono più volte. Poi prese pure a scarseggiare il cibo. Si decise allora di abbandonare il luogo, ma Serra si rifiutò, prendendo a pregare san Giuseppe, patrono delle spedizioni spagnole. La sua novena finì il 19 marzo 1770, festa di quel santo. E quel dì apparve all’orizzonte la vela grande della nave spagnola San Antonio, capitanata da Juan Pérez (di Maiorca come lo stesso Serra) che portava derrate in abbondanza e truppe fresche.

I frati ebbero anche il loro protomartire, Luís Jayme (al secolo Melchor, 1740-1775), che aveva piegato le difficoltà della lingua degl’indiani Kumeyaay redigendo poi un Catechismo in più lingue. Nel 1775 le conversioni nella missione di San Diego erano già 413, ma non tuti i Kumeyaay gradivano la presenza cristiana e spagnola. Fu così che 600 di loro presero d’assalto la missione, devastando la cappella e incendiando case. Fra’ Luís li affrontò con una sola frase, «Amate Dio, figli miei». Per tutta risposta, fu spogliato, trafitto da 18 frecce, e sfigurato con mazze e sassi. È considerato il primo martire dell’Alta California.

 

Abbracciato alla Croce

I frati fracescani battezzano un piccolo indiano in una immagine esposta nel 2015 nella Mission Basilica San Diego de Alcala di San Diego in occasione di una mostra di opere degli artisti A.B. Dodge e Alexander Harmer (CNS photo/Nancy Wiechec)

Profondamente devoto a Maria, e in America alla Vergine di Guadalupe, in 17 anni padre Serra percorse 5400 miglia per mare e quasi 10mila chilometri sulla terraferma, la maggior aperte dei quali a piedi: un tormento indicibile per via di una lesione a una gamba subita appena sbarcato in Messico mentre percorreva i 500 chilometri che separano Vera Cruz dalla capitale messicana e finita in cancrena. A 70 anni non ce la faceva però più. Il 26 agosto 1784 fu allo stremo. A Carmel, sulla penisola di Monterey, chiese la confessione generale, la Comunione e si preparò alla morte. A riceverla andò da sé, seguito da una processione di confratelli, soldati e indiani. S’inginocchiò, intonò il Tantum ergo e pianse di commozione ricevendo l’assoluzione e il Corpo di Cristo. La sera, in cella, chiese l’estrema unzione recitando le litanie dei santi e i salmi penitenziali. Il 28 agosto frate Francisco Palóu (1723-1789), suo compagno inseparabile e primo agiografo, lo trovò esanime abbracciato a quel crocefisso missionario di 40 centimetri che si portava sempre appresso. Gl’indiani intrecciarono ghirlande di fiori per il venerato “Padre anziano” e tutti presero lembi delle sue vesti come reliquia.

«Sempre avanti!» era il suo motto. L’apostolo della California è stata proclamato beato a Roma il 25 settembre 1988 da san Giovanni Paolo II e il 24 settembre, a Washington, Papa Francesco lo dichiarerà santo. «Sempre avanti!».

Marco Respinti

Per approfondire:
● Gianmaria Polidoro, Beato Junipero Serra. Apostolo della California, Velar, Gorle (Bergamo) 2012
● Un evangelizzatore del nuovo mondo. Il diario di beato Serra, a cura di Nicola Gori, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2006

 

Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
California, l’apostolo diffamato,
in Il Timone. Mensile di apologetica,
n. 146, anno XVII, Milano settembre-ottobre 2015, pp. 18-19

Screenshot_3

California, l’apostolo diffamato,
in Il Timone. Mensile di apologetica,
n. 146, anno XVII, Milano settembre-ottobre 2015, pp. 18-19

2 risposte a “San Junípero Serra, l’apostolo diffamato della California”

  1. Avatar Sfregiata la statua di san Junípero: come si oscura la fede |

    […] fisiche; fu per di più una grande civilizzatore e persino un cartografo eccelso; quando morì gl’indiani lo venerarono immediatamente come un santo, ma per l’ideologismo contemporaneo è stato praticamente solo un precursore di Adolf Hitler, […]

  2. Avatar "Sfregiata la statua di san Junípero: come si oscura la fede" - Alleanza Cattolica

    […] fisiche; fu per di più una grande civilizzatore e persino un cartografo eccelso; quando morì gl’indiani lo venerarono immediatamente come un santo, ma per l’ideologismo contemporaneo è stato praticamente solo un precursore di Adolf Hitler, […]

Commenta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Unisciti a 5.296 altri iscritti