Il 4 marzo 1987, durante la seconda Amministrazione del presidente Ronald Reagan (1911-2004), nella cittadina di Mobile, il presidente della Corte distrettuale degli Stati Uniti d’America per il Distretto Meridionale dell’Alabama, giudice W. Brevard Hand (1924-2008), concludeva il cosiddetto “caso dei libri di testo” − “Douglas T. Smith et alii v. Board of School Commissioners of Mobile County”, contraddistinto dalla sigla 827 F.2d 684 (11th Cir. 1987) ‒ con una sentenza straordinaria e memorabile.
La Corte da lui presieduta stabiliva infatti che l’adozione, nelle scuole pubbliche di quello Stato, di un determinato set di libri di testo ‒ di storia, scienze sociali ed economia domestica ‒, decisa in precedenza dalle autorità dell’Alabama, violava palesemente la prima clausola del Primo Emendamento alla Costituzione federale degli Stati Uniti d’America la quale impedisce al Congresso ‒ l’organo legislativo del Paese nordamericano ‒ di erigere una determinata confessione a religione di Stato. Quei libri di testo, infatti, imponevano rigidamente e inappellabilmente la visione propria all’“umanesimo secolare” ‒ in inglese, secolar humanism ‒, ossia né più né meno di ciò che alle nostre latitudini chiameremmo “laicismo”.
I genitori che avevano portato il caso fino in tribunale avevano insomma ragione. I libri di testo incriminati non potevano affatto essere adottati. La ratio del dibattimento processuale e della decisione finale si fondava del resto su una tesi precisa: il laicismo è una religione ‒ una “religione capovolta”, una «religione politica»direbbe il filosofo tedesco-americano Eric Voegelin (1901-1985) ‒ e quindi la sua imposizione ai cittadini americani da parte delle istituzioni è contraria alla legge fondamentale del Paese.
Tutta la documentazione riguardante quel famoso caso di Mobile è stata poi raccolta in un importante volumetto, pubblicato del 1987 e intitolato American Education on Trial: Is Secular Humanism a Religion? The Opinion of Judge W. Brevard Hand in the Alabama Textbook Case (Center for Judicial Studies, Cumberland, Virginia-Washington 1987), forte di una preziosa introduzione di Richard John Neuhaus (1936-2009), il “ratzingeriano d’America” che all’epoca era ancora ministro di culto luterano (al cattolicesimo si convertirà nel 1990). Durante il dibattimento venne ascoltata l’expertise offerta dallo storico delle idee nordamericano Russell Kirk (19181-1994), teste della Corte. La sua ricostruzione dell’“umanesimo secolare”, dal pedagogo John Dewey (1859-1952) in poi, e quindi la sua diagnosi di quel fenomeno culturale secondo categorie voegeliniane, hanno in quell’occasione tracciato il profilo di una vera e propria “religione secolare”, gnostica nelle caratteristiche e improntata a un materialismo d’ispirazione razionalistico-massonicheggiante piuttosto dozzinale, che resta ancora uno dei vertici del contributo al dibattito serio delle idee offerto dal conservatorismo statunitense.
Il giudice Hand affrontò dunque quel caso giudiziario sostenendo proprio ‒ in modo kirkiano, dunque in modo voegeliniano ‒ che una religione è precisamente un “sistema” di credenze e di pratiche nell’ambito del quale i credenti professano dottrine precise sulla natura e sul destino del genere umano, sul ruolo che gli uomini hanno nel cosmo e sulle loro relazioni morali; che una religione contempla l’idea di un’autorità; e che essa dà origine a un corpus di testi e di tradizioni miranti alla giustificazione, alla spiegazione e alla definizione della dottrina. Le prove esaminate e le testimonianze ascoltate nel dibattimento di Mobile permisero dunque di stabilire che il laicismo proposto dai libri di testo sottoposti a giudizio difendeva una vera e propria “visione del mondo”, dunque che tendenzialmente aspirava a esaurire quella vasta gamma di “domande dell’uomo” che, per utilizzare il linguaggio filosofico-teologico del giudeo-cristianesimo, vanno dai preambula fidei ai novissimi. La sentenza del giudice Hand rilevò, cioè, che di fatto la religione può essere surrogata da un’ideologia intesa come “religione immanente”, la quale si pretende esauriente tanto quanto la religione rivelata anche se lo fa con modalità illegittime giacché lesive dei “diritti di Dio”.
Formalmente e sostanzialmente, l’imposizione di una “religione laica” mediante un’azione ideologica svolta dell’autorità pubblica viola insomma il dettato della Costituzione federale statunitense: il giudice Hand ha dunque impugnato il famoso ma inesistente “muro di separazione” americano fra Chiesa e Stato per sconfiggere il laicismo statalista ai danni dei credenti.
Marco Respinti
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