Gli eredi della fantastiliardaria dinastia Rockefeller, notoriamente arricchitasi con il petrolio della Standard Oil matrice di Exxon Mobil, Amoco e Chevron, dicono basta al petrolio. Vendono. Lo ha detto Valerie Rockefeller Wayne, una dei discendenti del magnate John D. Rockefeller Sr., attiva nella fondazione filantropica Rockefeller Brothers Fund. Dice Valerie che lo fa «per difendere il pianeta», e per dirlo ha scelto la marcia ambientalista che a New York ha “lanciato” il summit delle Nazioni Unite sul controllo dei cambiamenti climatici (sì, quello dove Matteo Renzi ha raccontato la barzelletta della ripresa economica, rigorosamente di là da venire, in buona parte legata ai green job). Che ne sarà allora degli 860 milioni di dollari che costituiscono il patrimonio della Fondazione Rockefeller? Saranno riciclati. Come il vetro, la carta e le lattine, probabilmente in vetro, carta e lattine. Da oggi infatti il marchio Rockefeller non sarà più sinonimo di bitumi e puzze, ma di fiorellini e rinnovabili.
C’è però una noticina, in calce alla notizia, cui sarebbe bene prestare attenzione. Dice che a livello individuale alcuni membri della famiglia Rockefeller resteranno azionisti di Exxon Mobil. Com’è possibile? Come faranno a essere verdi e al contempo neri? A investire sul petrolio e assieme sull’affossamento del petrolio? Nessuno lo sa, ma un vecchio malizioso potrebbe scatenarsi in fantasie. Per esempio potrebbero calare il carico a favore delle energie rinnovabili gonfiando a dismisura la green energy di modo che, quando la bolla scoppierà, loro saranno pronti a versare petrolio sul fuoco. Fantapolitica, certo. Ma riflettiamo su un dato di fatto. Da che esiste il movimento ambientalista globale ha ottenuto uno scopo solo: limitare o talora inibire del tutto l’impiego di quell’energia pulita, poco costosa e pure tendente a favorire una sana indipendenza dei Paesi che la producono che si chiama nucleare, e questo demonizzandone gli effetti attraverso caricature ed esagerazioni. Per questo il petrolio resta ancora la fonte primaria dell’energia mondiale. A voler essere maliziosi verrebbe da insinuare che gli antinuclearisti li pagano i petrolieri. Ma gli ambientalisti sanno come ribattere ai maliziosi: loro ambientalisti combattono il nucleare in nome delle rinnovabili, non del petrolio. Vero. Solo però se le rinnovabili ottengono gli stessi risultati del petrolio e superano quelli del nucleare. Altrimenti a uno malizioso verrebbe ulteriormente da insinuare che le rinnovabili sono solo il furbissimo investimento di quei tali che possono permettersi di attendere che il cadavere dei loro nemici passi lungo il fiume, pronti a soddisfare la smania energetica generata dal flop di pale eoliche, pannelli solari e stregonerie simili. Dunque vediamo: escludendo i nuclearisti tolti di mezzo dagli ambientalisti, restano… No, assomiglia a un complotto dei Rockefeller, non può essere.
Marco Respinti
Pubblicato con il titolo I Rockefeller si tengono il petrolio. E fanno bene
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord, Milano 24-09-2014
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