Quello perpetrato dall’ISIS ai danni dei cristiani e della altre minoranze religiose del Medioriente – yazidi e sciiti – è genocidio. Come la Shoah ebraica. Come l’olocausto di 1milione e 400mila cristiani armeni compiuto dai Giovani Turchi tra 1915 e 1923. Come il massacro perpetrato dal mostro nazionalcomunista serbo Radovan Karadžić ai danni dei bosniaci. Come l’eccidio praticato tra 1793 e 1794 dal governo rivoluzionario francese, che una proposta di legge presentata il 21 febbraio 2007 all’Assemblea Nazionale da un gruppo di deputati dell’Unione per un Movimento Popolare (nel 2015 ribattezzatasi I Repubblicani) di Nicholas Sarkozy e del Movimento per la Francia di Philippe de Viliers chiede di riconoscere ufficialmente.
Quello dell’ISIS contro i cristiani è un genocidio perché le azioni premeditate e sistematiche dello Stato islamico soddisfano i criteri giuridici stabiliti nel 1948 (e validi anche retroattivamente) dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio delle Nazioni Unite: lo hanno riconosciuto il Parlamento Europeo il 3 febbraio e la Camera dei deputati degli Stati Uniti il 14 marzo esprimendosi entrambi con voto unanime, e di conseguenza lo ha riconosciuto anche il Segretario di Stato americano John F. Kerry. Gli unici che mancano alla conta sono il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che a chiamarlo genocidio non ci vuole nemmeno pensare, e il governo britannico di David Cameron, duramente incalzato da Lord David Alton e da un gruppo bipartisan di parlamentari. Eppure il voto della Camera di Washington punta proprio a coinvolgere la Casa Bianca: a preparare la decisione dell’aula sono stati un accuratissimo dossier di accusa assemblato dai Knights of Columbus, la più grande charity cattolica degli Stati Uniti, e il pressante invito dell’arcivescovo di Louisville, nel Kentucky, Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti, a firmare una petizione popolare, online da febbraio, che chiede all’Amministrazione statunitense di riconoscere formalmente il genocidio.
Ebbene, il riconoscimento del genocidio da parte di Kerry (ed è quello che Obama teme di più) prelude, almeno in teoria, a un’azione diretta da parte degli Stati Uniti. Quando? Come? Nessuno lo sa. L’unica cosa certa è che il tempo stringe. Pochi giorni fa il vescovo maronita di Damasco, mons. Samir Nassar, ha scritto una lettera al vescovo di Évry-Corbeil-Essonnes, in Francia, mons. Michel Dubost, C.I.M. Stando ad alcune stime, se il trend attuale non cambia, in 10 anni i cristiani del Medioriente saranno completamente estinti. L’Occidente si siederà ancora una volta sulla fossa con le gambe a penzoloni?
Marco Respinti
Versione completa e originale dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 27-03-2016
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