Maurizio Blondet firma un vergognoso articolo, Dell’importanza di Hillary per Francesco, colmo di falsità e scempaggini. Visto che il sottoscritto vi è citato con un articolo, Ma lo sapete che Putin perseguita i cristiani?, ecco alcune precisazioni.
1)
- Massimo Introvigne non ha fondato Alleanza Cattolica.
- Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) non è «Correo» o forse l’estensore voleva prodursi in una battura che non fa ridire, disgrazia di ogni comico?
- A Parigi in Rue Cadet non c’è la Gran Loggia ma il Grande Oriente.
- Introvigne non ha mai messo piede nella Università Herzliya.
- La prima idea dello OSCE (‘Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) è stata della Santa Sede
2)
- Il sottoscritto sarebbe un «fanatico teocon americanista»: sono in realtà soltanto un osservatore quanto più mi è possibile attento (qualcuno dice persino studioso) del mondo conservatore statunitense dal 1989 (anche per partecipazione), ma soprattutto non ho mai fatto mistero.
Ho portato in Italia il termine «teocon» (o «theocon») ‒ come riconoscono in molti, tra l’altro il senatore Gaetano Quagliariello in Cattolici, pacifisti, teocon. Chiesa e politica in Italia dopo la caduta del Muro (Mondadori, Milano 2006) ‒ attraverso un articoloa suo tempo pubblicato su Il Foglio per rendere ragione (e l’ho fatto poi ancora successivamente con altri articoli) di una particolare “corrente” dentro il mondo conservatore. Al tempo il termine «teocon» era poco usato negli Stati Uniti stessi, poi in Italia è diventato – antipaticamente – un termine passepartout usato e abusato dai media.
Sarebbe come se ‒ putacaso – io dicessi che Maurizio Blondet è “un fanatico sostenitore di Lyndon H. LaRouche Jr.”, complottista patentato di professione, per molti pure antisemita, già trotzkysta, eterno “candidato” alle primarie del Partito Democratico statunitense, condannato 1988 a 15 anni di carcere per violazioni della normativa fiscale e truffa postale (è stato rilasciato sulla parola nel 1994), solo perché per decenni (ancora?) ne è stato l’oracolo parlante in Italia. - Io «americanista»: chissà cosa significa.
- Io «ammiratore di Leo Strauss»: falso, falsissimo, a meno che una persona che legge e studia un autore o autori che s’ispirano a un certo autore onde parlarne e scriverne sia automaticamente un suo o loro “ammiratore”. Ma a questo punto sarebbe meglio frequentare di più il vocabolario e il lago nei week-end: fa bene. Di Strauss nella mia vita ho scritto pochissimo, e mai direttamente. Ho partecipato a un solo convegno sul suo pensiero (e dintorni) a Roma, nel maggio 2005, organizzato dal Centro Studi Americani (cui erano relatori anche William Kristol, Giuliano Ferrara, Raimondo Cubeddu ed Amy K. Rosenthal). In quella sede tenni una relazione sulle origini culturali del conservatorismo americano moderno e parlai quasi esclusivamente di Russell Kirk (198-1994) e di Eric Voegelin (1901-1985), apposta, facendo trasparire una differenza tra Kirk e Strauss e la mia predilezione per il primo (suscitando tra l’altro il grande interesse di Ferrara), a costo pure d’irritare un gentile signore del pubblico che non rinunciò all’occasione di farmelo notare. Una volta mi si accusava (sic) di studiare Kirk che sfido chiunque, a prezzo del ridicolo, a definire “neoconservatore”: ricordo distintamente che Blondet, nel 1996, quando il libro uscì, fu uno tra i primi volonterosi a presentare in pubblico con il sottoscritto (che ne è il traduttore e il curatore) il volume di Kirk Le radici dell’ordine americano. La tradizione europea dei valori del Nuovo Mondo (Mondadori). Era ovviamente un Blondet diverso, lo stesso Blondet che conosceva bene e frequentava, da esterno, Alleanza Cattolica (e conosceva bene anche il suo fondatore, Giovanni Cantoni): presentando con me in pubblico il volume di Kirk, in quell’occasione Blondet si sperticò in lodi degli Stati Uniti (e in genere del mondo anglofono), giacché, a suo dire, “medioevali”, e della tradizione culturale conservatrice per motivi analoghi.
Se dovessi stilare una apologia pro vita mea, richiamerei la mia prolungata critica ai neoconservatori americani (testimoniata in decine di articoli lungo gli anni) e la mia per certi versi propensione per il mondo detto “paleoconservatore”; ma i “neocon” sono però mutati in seguito al mutare della storia (del mondo, non solo americana) e lo stesso movimento conservatore statunitense è mutato: di questi mutametni io ho preso atto, spero con intelligenza e professionalità. Tra l’altro noto come i neocon, che per Blondet & Friends avrebbero dovuto dominare il mondo fino all’Armageddon, rendendoci tutti schiavi, sono scomparsi come neve al sole il giorno stesso in cui gli statunitensi, nel novembre 2008, hanno votato per Barack Obama. Tutto qui il loro “complotto”? - «Credente negli USA»: è un blondettismo non attestato nella civiltà occidentale e soprattutto a casa mia. Come sei io di Blondet dicessi “credente nel citato LaRouche”.
- Per il sottoscritto gli Stati Uniti sarebbero «il nuove Sacro Romano Impero, la Cristianità armata»: rileggere supra alla voce «La mamma degli stupidi è sempre incinta».
- Blondet virgoletta la mia frase «la libertà religiosa è il primo diritto politico dei cittadini americani, sancito dal Primo Emendamento della Costituzione federale varato nel 1791» e la usa come corpo contendente:dov’è che ho sbagliato a scrivere?
- Mi spiace per Giovanni Sallusti, che ne è il direttore, ma l’intraprendente, giornale online con cui collaboro da tempo, non è noto a Blondet. L’articolo “incriminato” mi è stato richiesto dal direttore Sallusti a seguito di un post d’Introvigne su Facebook. A Introvigne ho poi rivolto via email una domanda per precisare una certa circostanza di cronaca presente nel mio testo (il suo trovarsi a Odessa dove ha raccolto la testimonianza di sue colleghe provenienti da Kiev). L’articolo è responsabilità solo mia, Introvigne ha la paternità esclusivamente dei virgolettati che riporto dal suo post e della suddetta precisazione. La discussione, nel mio articolo, del Primo Emendamento alla Costituzione federale degli Stati Uniti d’America è mia e non concordata con alcuno. Leggendo l’articolo, chiunque può comprendere (che lo gradisca o meno) il ragionamento che sostengo. C’entra con i blondetttismi come i cavoli a merenda.
- Sono geloso perché Blondet degna Andrea Tornielli del grassetto, Massimo Introvigne persino di un titoletto e me invece solo del tondo.
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