Il presidente della Camera federale degli Stati Uniti, Paul Ryan, cura, sul proprio sito Internet istituzionale, un dossier in costante aggiornamento. S’intitola The Real Obama Liberal Legacy e se s’intitolasse “Il disastro Obama” sarebbe uguale. L’eredità di sinistra di Barack Obama, infatti, a una manciata di giorni dal voto che l’8 novembre lo manderà in pensione, può essere riassunta in due sostantivi e una congiunzione: costi e debiti.
Il doppio mandato Obama ha infatti aumentato il debito nazionale di 6.616 miliardi di dollari, portandolo a un cifra da capogiro: 19.780 miliardi di dollari, più del prodotto interno lordo di quest’anno (18.561 miliardi). Un record assoluto. Nessun presidente ha mai fatto tanto. Come ha fatto Obama? Semplice. Ha continuato a spendere come prima avendo meno soldi di prima. Anzi, di per sé Obama qualcosina in meno l’ha pure spesa. Ma siccome sia lui sia George W. Bush Jr. prima di lui hanno abbassato le tasse, l’introito federale è diminuito e la situazione si è aggravata. Invece di adeguarsi agl’introiti, infatti, i costi sono in proporzione aumentati rispetto alle risorse disponibili e così il calo assoluto della spesa pubblica non ha prodotto alcun effetto reale paradossalmente indebitando di più il Paese.
Ora, la causa prima della deriva economica americana nell’era Obama è l’assistenzialismo. Un paio di esempi.
Il primo è l’esercito di servi che lo Stato americano alimenta. Gli statunitensi che oggi vivono di sussidi governativi (food stamp) sono 43,6 milioni. Più di un settimo della popolazione statunitense è cioè costretta dallo Stato a vivere a spese dei contribuenti che lavorano e pagano le tasse invece che essere messa in grado di fare da sé per esempio da una sensibile riduzione di quelle imposte sul reddito delle aziende (negli Stati Uniti si mangiano quasi il 40%, restando le più alte dei Paesi OCSE di una media del 15%) che imprimerebbe al mercato del lavoro l’unica spinta opportuna. Il risultato è uno Stato più invasivo ma più povero e una società immiserita. Perché preferire l’asservimento di milioni di persone allo Stato invece di favorirne l’emancipazione? Perché così si ottiene una riserva potenzialmente inesauribile di yesmen votanti. Qualcuno dice che oltre alle spese per l’assistenzialismo hanno pesato anche le spese militari per la lotta al terrorismo. Vero, anzi verissimo. Epperò quelle spese le ebbe anche Bush Jr. Anzi, Obama le spese militari le ha pure aumentate.
Il secondo esempio è la riforma sanitaria detta “Obamacare”. Nel 2017 i piani di assicurazione sanitaria costeranno mediamente il 25% in più in 38 Stati dell’Unione dopo essere già cresciuti l’anno scorso del 7,5% in 37 Stati. Lo ha annunciato il governo federale stesso a pochi giorni della riapertura del periodo valido per la sottoscrizione, dal 1° novembre al 31 gennaio (dal 24 ottobre è però possibile valutare le opzioni).
Questo accadrà per un meccanismo semplice e inesorabile. Il sistema delle assicurazioni sanitarie funziona solo se i costi che le compagnie sostengono per assistere i clienti sono inferiori agl’introiti. Vale a dire se il numero dei clienti che pagano senz’avere bisogno di cure è maggiore di quello dei clienti che pagano avendo bisogno di cure. Nessun cinismo “mercantilista”, ma pura aritmetica. I sani garantiscono il tesoro di cui i malati godono. Chi sottoscrive una polizza ne è conscio e accetta il patto, ben contento di essere tra chi paga a vuoto. Il “segreto” è infatti assicurarsi responsabilmente quando non se ne ha bisogno. Un cittadino che sa che se non si assicura oggi che non ne ha bisogno non godrà di assistenza domani che ne avrà bisogno vive accantonando nei tempi buoni per godere in quelli grami come fa la formica del celebre apologo. Ma se invece il senso di responsabilità viene divelto dal divieto imposto dallo Stato alle compagnie assicurative di rifiutare i clienti in base a età e salute, come fa l’“Obamacare”, i cittadini vivranno da cicale. Da giovani e sani gli americani non penseranno mai all’assicurazione sanitaria, sottoscrivendola solo da anziani e malati. A quel punto però le compagnie assicurative, che appunto non possono più rifiutare alcun cliente, avranno una maggioranza o persino una totalità di assistiti anziani e malati dunque costosi e una minoranza o forse addirittura nessun contribuente giovane, sano e non costoso che possa permettere ai bisognosi di ricevere l’assistenza necessaria.
È esattamente quanto sta accadendo oggi, motivo per cui i premi assicurativi per chi si assicura aumentano e le opzioni (molte compagnie si ritirano dal mercato travolte dai costi) diminuiscono. E al danno si aggiunge pure la beffa: stante il meccanismo perverso qui descritto, chi l’anno prossimo si assicurerà a costi aumentati sarà in massima parte (solo?) chi è anziano e malato (gli altri faranno spallucce nell’attesa un po’ fatalistica che qualcosa cambi).
Non volendo puntare tutto sulla libera responsabilità dei cittadini, ma pensando che costringerli con imposizioni di Stato sia comunque sempre meglio, l’“Obamacare” ha pensato di aggirare il problema rendendo obbligatoria l’assicurazione sanitaria a prezzo di una multa. La quale però, essendo minore dei premi assicurativi, viene preferita dalle cicale giovani e sane alla faccia delle formiche anziane e malate. Bella solidarietà sociale ha ottenuto lo statalismo progressista, laddove invece la cultura della responsabilità personale e della libertà gioverebbe davvero a tutti.
Costi e debiti, l’eredità di Barack Obama è solo questa.
Marco Respinti
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