Dall’alba al tramonto durante il Ramadan, il nono mese del calendario islamico, mese particolare, è vietato cibarsi, bere, fumare, fare sesso e avere cattivi pensieri. Non sta scritto da nessuna parte, ma in Arabia Saudita quest’anno si sono astenuti anche dall’eseguire sentenze capitali. Appena finito il sacro mese, però, il boia ha ripreso la sua lena. Martedì 18 luglio sono state giustiziate due persone: Ali Assiri, eliminato nella regione sud-occidentale di Asir per aver ammazzato a coltellate un membro della propria tribù, e Mohammed Mokhtar, immigrato pakistano, tolto dalla circolazione nella città di Dammam per traffico di eroina.
La doppia esecuzione porta il pallottoliere del 2016 a quota 98. Immaginiamoci cosa sarebbe successo se in 7 mesi scarsi gli Stati Uniti avessero giustiziato 98 condannati a morte. E invece come di consueto la cosa non fa nemmeno notizia, nessuno ne parla, tutti tacciono. Se non fosse per la sempre informatissima agenzia missionaria di stampa Asia News i morti sauditi potrebbero essere 100, 200, 300 e nulla trapelerebbe. L’anno scorso, infatti, le condanne a morte eseguite sono state 158 e nessuno lo sa, e chi lo sa se l’è scordato. Le condanne eseguite quest’anno sono comunque già in numero superiore a quelle praticate nello stesso lasso di tempo del 2015, ovvero siamo all’escalation.
L’Arabia Saudita resta insomma saldamente sul podio, medaglia di bronzo dopo la Cina postneocomunista (nessuno sa con esattezza quante siano le sentenze capitali annue lì, ma sono comunque un mucchio e nutrono il business dei trapianti di organi umani [linkare a: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cina-dissidenti-politici-e-religiosi-usati-per-i-trapianti-16639.htm%5D) e l’Iran degli ayatollah (adesso pare siano al potere quelli moderati) che detengono il record delle uccisioni di Stato. Normalmente nel Paese degli sceicchi si agisce per decapitazione. E questo Paese degli sceicchi che decapita i propri condannati a morte a ritmo sostenuto è nostro alleato, è in buoni rapporti con l’Occidente. A gennaio la sciabola del suo boia si è addirittura abbattuta su 47 accusati di terrorismo, salvo il fatto però che quei “terroristi” coincidono spessissimo con gli oppositori politici del regime, soprattutto sciiti. Del resto l’Arabia Saudita non ha mai ratificato quella Dichiarazione universale dei diritti umani di cui noi occidentali ci riempiamo la bocca, che vogliamo di più da essa? Meglio continuare a non vedere, a dormire.
Marco Respinti
Versione completa e originale dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 22-07-2016
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