Franz Ferdinand (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 12 euro), il nuovo libro che lo specialista Roberto Coaloa dedica al mondo degli Asburgo, non è solo una biografia dell’erede al trono imperiale austro-ungarico Francesco Ferdinando d’Austria-Este (1863-1914), il cui assassinio a Sarajevo, il 28 giugno di 100 anni fa, innescò l’«inutile strage» (Papa Benedetto XV) della Prima guerra mondiale. È soprattutto una miniera di aneddoti illuminanti e documenti dimenticati che restituiscono il senso intero di un’epoca solo apparentemente sin troppo nota.
Coaloa, infatti, prima snida e poi colma le lacune che ancora permangono nelle idées reçues sull’argomento, offrendoci il tratto di un arciduca colto più del previsto, viaggiatore appassionato e osservatore attento per esempio del remoto Giappone (sarà l’unico a non meravigliarsi delle vittoria del Sol Levante sulla Russia zarista, ben conoscendone la potenza del riarmo navale), statista desideroso della pace (e per ciò mai succube degli stato maggiori, come invece accadeva nelle altre cancellerie europee) e pure marito profondamente innamorato della morganatica moglie Sofia di Hohenberg (1869-1914), caduta al suo fianco nel
cuore della Bosnia. Nondimeno, il Franz Ferdinand di Coaloa si sofferma incuriosito sugli altalenanti umori con cui la propaganda antiasburgica prima sbertucciò e poi magnificò la Serbia (che stava dietro l’assassino dell’arciduca), ed è utilmente ricco d’informazioni sul mondo terroristico cui appartenne l’attentatore Gavrilo Princip (1894-1918).
Due sono però i pregi indiscussi di questo suo importante sforzo scientifico: la lucidità con cui indica nell’attentato di Sarajevo il culmine di una tragedia politico-culturale che ha modificato per sempre la storia europea e che era iniziata nel 1889 a Mayerling con la morte del principe ereditario Rodolfo d’Asburgo-Lorena (pur Coaloa non credendo alla tesi “complottistica” dell’omicidio di Stato), e la capacità di ravvisare la centralità (e la responsabilità) della Serbia (e nel suo nazionalismo panslavista) nei corsi e ricorsi storici dell’intero Novecento europeo.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in Libero [Libero quotidiano], anno XLIX, n. 225, Milano 23-09-2014, p. 25
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