L’Italia è un Paese per vecchi. Langue nell’“inverno demografico”, non c’è ricambio della popolazione, siamo sotto il tasso medio di rimpiazzo generazionale. È un piaga colossale che non affrontiamo da tempo.
Tutti i regimi della storia si sono trovati a fare i conti con questo male, la lenta consumazione di un popolo in grado oramai solo d’incanutire senza più speranza nel futuro. L’Unione Sovietica stalinista praticò il controllo delle nascite fino a quando non si rese conto che sul campo di battaglia sarebbe stata in minoranza. Il socialista François Mitterand fu protagonista di un clamoroso voltafaccia sullo stesso argomento quando si rese conto che la piaga del decremento demografico stava letteralmente piegando la Francia. L’Italia mussoliniana pensò di remunerare le fattrici per lo stesso motivo. L’odierna Russia di Vladimir Putin è diventata la campionessa del pro-family dopo aver contemplato l’abisso demografico sul cui orlo vive.
Oggi tocca dunque all’Italia renziana. In Italia si fanno troppo pochi figli e questo è un problemone anche per i conti pubblici, le pensioni, il lavoro, etc., come inascoltato predica solitario da tempo l’ex presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi. Ecco allora che prontamente interviene il ministro della Salute Beatrice Lorenzin con la soluzione prêt-à-porter. Una bella campagna pubblicitaria e l’indizione di un bel – udite, udite – Fertility Day. Che insomma gl’italiani dovrebbero essere folgorati dalla visione di uno degli spot della ministra mentre vanno in ufficio la mattina, pentirsi all’istante perché non figliano, rincasare in tutta fretta, convocare la moglie o la compagna e riparare seduta stante. Magari si potrebbe anche organizzare una bella copula nazionale di massa il 22 settembre, giorno fissato dalla ministra per sconfiggere i rigori dell’“inverno demografico” con il Fertility Day. Diciamocelo, forse è proprio per questo che l’iniziativa della Lorenzin ha scatenato il putiferio. Se gl’italiani pensano che fare figli non sia un valore, sposarsi nemmeno, mettere su casa e famiglia neanche, al di là di come uno la pensi sul punto come si fa a pensare che quattro spot e una giornata stile “un giorno al lavoro con papà” invertano di botto la rotta su cui gl’italiani sono incamminati da anni? Se mezzo mondo se l’è presa con la Lorenzin è perché mezzo mondo pensa che l’idea di far figli sia una ciofeca: al di là di come la penso ognuno di noi, un mucchi d’italiani pensa così. Dir loro che sono cattivi è come meravigliarsi che l’acqua bagni.
Chi invece davvero si meraviglia che l’acqua bagni è proprio la Lorenzin. A chi mai è saltato in mente, infatti, d’inserire tra gli spot pro-fertilità anche quello in cui da una corda per il bucato penzolano appesi a mollette multicolor tanti preservativi in confezione di garanzia quanti sono i sette giorni della settimana marcati da altrettanti post-it (scritto “in straniero”, così capiscono anche gli stranieri)? Chi è quel genio del marketing che ha ideato una campagna contro la denatalità usando per testimonial il profilattico, e per di più reclamizzandone l’uso difensivo quotidiano? Per accontentare la ministra allora uno i figli in che giorno dovrebbe farli? E come? Davvero la Lorenzin pensa di conquistare il cuore e le menti degl’italiani senza prole con un condom? La ministra Lorenzin è un’alfaniana di area cattolica: non vedo niente, non vede contraddizioni, non vede problemi, tutto a posto nel rimestare assieme fertilità, contraccezione e “salute sessuale”? Stante poi forse che, al di là dei “no children” impenitenti, molti italiani la famiglia non se la fanno perché tutto in Italia rema contro, se la Lorenzin dicesse due paroline a Matteo Renzi e a Pier Carlo Padoan sulle tasse avrebbe già portato a casa metà Fertility Day.
Marco Respinti
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