Qualche giorno fa Eleonora Cimbro, deputata del PD, posta su Facebook una foto di se stessa mentre allatta la figlia al seno corredata di un messaggio contro la maternità surrogata. Non è l’unico esponente di sinistra a indignarsi per questa roba nazi che oggi va tanto di moda a sinistra. Contro l’utero in vendita, affitto o comodato d’uso si sono scatenate in Francia le femministe lesbiche e in Italia Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (quello che ha fondato lui stesso nel 2014), dice che «così si arriva all’eugenetica, alle teorie del dottor Mengele». Ma la mamma che allatta non va giù al partito renziano, senatrice Monica Cirinnà in testa, e così la foto della Cimbro finisce nella polemica, bollata come «violenta».
Violenta? Violenta la cosa più naturale, più femminile del mondo?
L’ultima campagna pubblicitaria degli assorbenti Lines ci rifila il ciclo come gesto di eroismo identitario, certe case farmaceutiche sono convinte di doverci insegnare che le supposte non si prendono per via orale, e l’allattamento al seno sarebbe violento?
Sulle nostre spiagge dove il bikini è diventato come l’università, accesso garantito per tutti, non occorre certo essere dei tifosi del due-pezzi in gravidanza per accogliere con delicatezza e riverenza quell’esplosione della vita che fa dell’intrigante corpo di una donna un dolce mostro senza più né capo né forma. Violento l’allattamento al seno? E allora i pancioni delle mamme?
Sarebbe violenta una tetta, anzi mezza, forse solo un lembo di pelle che s’intravvede tra le poppate di un infante? E invece le soubrettine, le attricette, le ragazzine in cerca di tre minuti di popolarità che ci servono cosce, mutande e décolleté profondi come canyon in quel reality guardone che è ormai la tivù di prima serata, quella dove non è vero che manca il pluralismo visto che si può tranquillamente scegliere se vedere lo show dove il testimonial è il trans, il gay o la lesbica?
Violenta l’immagine di un bimbo che sugge dalla mamma? E allora i documentari “etnici” di Piero Angela in cui i piccoli sono immancabilmente attaccati al topless?
Pinterest è stracolmo di celebrità che allattano i figli al seno. Nell’ottobre 2001 si fece immortalare così anche Lucy Lawless (nome d’arte di Lucille Frances Ryan), la bella attrice neozelandese protagonista di Xena. Principessa guerriera. Alla Cirinnà dovrebbe garbare visto che la Lawless è un’icona gay (anche se è etero) per le scene volutamente ambigue di quel serial e per quelle esplicite di un altro, Spartacus. Gli dei dell’arena, in cui veste e sveste i panni di Lucretia la quale sveste e veste i panni dell’amica bisex Gaia. Facendosi il verso per il mestiere che fa, la Lawless ha posato per una campagna di sensibilizzazione il cui definisce l’allattamento al seno «il mio miglior ruolo di sempre» fasciata, lei che ci ha abituati al barbarian-look e alle trasparenze dell’antica Roma, in un perfetto tailleur da donna con la gonna. La sua plasticità è, volutamente, quella delle Madonne rinascimentali, i quadri che senza mai lo scandalo di nessuno (a meno che la Cirinnà non ci si voglia cimentare ora) ritraggono la Vergine Madre che nutre al petto il suo divino pargolo. Violento? Forse un valzer di gender in meno aiuterebbe la Cirinnà a ricordare cos’è il sublime mistero “politico” di quell’unicum strettamente personale e (come l’utero) non cedibile che apposta si chiama mammella. Vien voglia di lanciare la Giornata dell’Orgoglio Mammifero.
Marco Respinti
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