Principe Valiant
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Nel centenario della nascita del disegnatore belga Joseph Gillain (1914-1980), in arte “Jijé”, l’Italia riscopre il fumetto francofono. Per la verità, i protagonisti della sua stagione d’oro non sono mai andati in soffitta. I periodici ritorni del migliore di tutti, il belga Georges Remi (1907-1983), in arte “Hergé”, hanno reso popolare Tintin anche tra i più giovani (ultimamente complice il cinema di Steven Spielberg); e il 35° albo della serie degl’irriducibili galli, Asterix e i Pitti (trad. it., Mondadori 2013), il primo non firmato dai francesi René Goscinny (scomparso nel lontano 1977) e Albert Uderzo (oramai troppo anziano), ma dai discepoli Jean-Yves Ferri e Didier Conrad, è il segno di una nuova alba. Epperò lo strapotere dei comics statunitensi ha sempre schiacciato gli autori percepiti a torto o a ragione come “minori”.
Di grande rilievo è dunque l’iniziativa della milanese ReNoir (non nuova a rilanci importanti) che, mentre la Maison de la Bande Dessinée di Bruxelles lo celebra in una mostra fino al 29 giugno, ripropone il meglio di Jijé. Anzitutto il western Jerry Springs. L’integrale, 1954-1955 (pp. 236, €29,90), finalmente proposto in un albo unitario come voleva lui. Ma come scordarne anche la biografia a fumetti, fedelissima al dato storico, Don Bosco (pp. 120, €. 16,90)? Sì, proprio lui. In timing perfetto con le celebrazioni del bicentenario della sua nascita, che si stanno svolgendo in tutta Italia e che culmineranno l’anno venturo, il santo torinese raccontato da Jijé ‒ tradotto e vendutissimo in tutto il mondo ‒ ricorda del resto in maniera decisa quanto su tutta la scuola franco-belga sia forte l’imprinting cattolico. Negli anni 1930-1940, furono proprio degli ecclesiastici – lo sottolinea il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, attento indagatore della pop culture – ad avviare al fumetto i futuri grandi nomi della scuola franco-belga nell’intento di ricuperare i giovani alla fede e di arginare l’ateismo comunista, tanto che alcuni di loro finirono persino per impegolarsi con movimenti fascisti.
Dal milieu cattolico vengono infatti l’insuperabile Hergé, persino il belga Pierre Culliford (1928-1992), in arte “Peyo”, creatore dei Puffi, e appunto Jijé, cattolico militante per tutta la vita. Il suo cow-boy Jerry Springs, che sfida i colossi americani sul loro terreno spesse volte vincendo, è un vero campione di valori e di virtù cristiane. Nel catalogo ReNoir fa insomma un figurone accanto al Medioevo del Principe Valiant, al Don Camillo a fumetti e all’adattamento fumettistico del Padre Brown di Gilbert K. Chesterton.
Versione originale e integrale dell’articolo pubblicato con il titolo
Il ritorno di Jijé, genio a fumetti della scuola belga,
in Libero quotidiano [Libero], Milano 18-03-2014
Il Principe Valiant cavalca ancora. Merito della casa editrice milanese Nona Arte di Andrea Rivi, che finalmente riesuma quel prode fumetto della corte di re Artù dal profondo pozzo della dimenticanza in cui da decenni era caduto. L’impresa è delle migliori: si tratta dell’opera completa in 18 albi semestrali che riproducono le tavole restaurate con perizia teutonica dall’editore tedesco Bocola (usate solo in parte nella riedizione statunitense della Fantagraphics) e con i testi ritradotti sugli originali americani.
Valiant, il giovane guerriero vichingo che si fa cristiano e che il mitico sovrano di Excalibur nobilita in quel di Camelot, ha l’età dei nostri papà ma il suo inimitabile caschetto corvino non imbianca mai. Nato nel 1937 da un vero genio degli storyboard, il disegnatore canadese naturalizzato statunitense Hal Foster (1892-1982), tra l’altro primo elegante illustratore di Tarzan, è un eroe tanto verosimile quanto di mera fantasia. Pochi, nella pur gloriosa storia del fumetto mondiale, hanno servito con una spada inesistente l’esistenza della verità come lui ha fatto. Ma non è forse proprio di questo (come diceva il lungimirante Mircea Eliade) che la nostra epoca irriverente e iconoclasta ha tanto più bisogno quanto più lo nega?
Pubblicato con il titolo Torna Prince Valiant, il cavaliere-cult dell’America anni ’40
in Libero [Libero quotidiano], anno XLVIII, n. 156, Milano 2-07-2013, p. 33
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