Continua l’operazione piaciona nei confronti di Papa Francesco. Sopra un piatto d’argento, la stampa si autoserve adesso l’Amoris laetitia, l’esortazione postsinodale sull’amore nella famiglia dove c’è scritto tutto tranne quello che ne scrivono i giornaloni e i giornaletti. È tutto un fregarsi le mani, un darsi di gomito e uno scambiarsi di occhiolini per convincersi l’un l’altro che finalmente anche per la Chiesa è suonata la campanella della ricreazione, ma, spiace deluderli, non è vero.
L’Amoris laetitia è un libro di 264 pagine suddiviso in nove capitoli e 325 paragrafi. Solo un paio di passaggi, al massimo tre, offrono il fianco, ma a una condizione: l’ignoranza. La Chiesa insegna infatti da sempre che una è la dottrina, che da essa discende una sola prassi e che i casi concreti spettano però ai confessori. Ai confessori, non agli uffici stampa. Fine della questione. E infatti le 264 pagine dell’esortazione apostolica contengono un mucchio di altre cose importanti, tutte regolarmente ignorate. Il giornalista di regime culturale prende servizio a questo punto.
Papa Francesco piace. Piace quando la grancassa mediatica riesce a fargli dire le cose che vuole. Che il capitalismo è brutto, che la ricchezza è cattiva e che gli affari sono anche peggio. Sono tra quelli seriamente convinti che il Papa non dica per nulla così ‒ e lo sono in compagnia autorevole, almeno quella di George Weigel e di don Robert A. Sirico ‒, ma concedo il punto agli avversari. Papa Francesco piace invece molto meno quando dice il resto, e lo dice sul serio. Parla contro l’aborto, la manipolazione genetica, l’eutanasia e l’omosessualità, tutti argomenti più suoi che non l’economia. Per esempio lo fa nell’Amoris laetitia; a leggere i giornali non se n’è accorto nessuno, ma proprio questo è il dunque. Nell’Amoris laetitia, il Ponetefice stigmatizza quell’«ideologia, genericamente chiamata gender», che (il Papa virgoletta dalla Relatio finalis del Sinodo dei vescovi del 2015) «“nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna”» e che pertanto è «inquietante» soprattutto quando vuole «imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini». Silenzio stampa, censura fascista. Il Papa? Mica le ha detto quelle così. Tant’è che dalle cronache e dai commenti non risulta…
E invece Francesco non solo le ha dette, ma le ha pure ripetute, ribadendo magisterialmente ciò che già dicono sia la scienza sia il semplice buon senso: ovvero che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender) si possono distinguere, ma non separare».
Mmmhmm… sicuro che il Papa l’abbia scritto? Sicuro sì, tanto quanto che il Pontefice puntutamente osservi pure che «la rivoluzione biotecnologica» («rivoluzione», ha scritto pesantemente il Papa, mica baci e bacetti), «la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna». Rileggere: «manipolare», ha detto il Papa a corto di buonismi e di pazienza sparando ad alzo zero contro quella fecondazione in vitro attraverso la quale «la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie». Per chi faticasse, glosso: non è un complimento. Il Papa dice che la dittatura LGBT e il fai-da-te procreativo ci hanno trasformati in tanti mostri di Frankenstein che durano lo spazio di un capriccio. Forse che quando tuona contro il consumismo parli di questo? Francesco non piace perché è il Papa; è il Papa quando piace.
Marco Respinti
Versione completa e originale dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 12-04-2016
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