
Brescia, area archeologica, Capitolium. Dettaglio della parte del pronao ricostruito, con inseriti i frammenti originali in pietra di Botticino
Vi fu un tempo in cui a nord del Rubicone la civiltà che ha plasmato l’Occidente intero si muoveva guardinga. La Gallia Cisalpina era patria altrui, e la vocazione imperiale di Roma conosceva bene il prezzo imposto dallo straniero. Ma venne il momento in cui la circospezione cedette il passo agli eserciti, la tattica alla strategia e la croce celtica all’aquila romana. Sconfitti, i Galli non furono però sottomessi. Vennero integrati, e volentieri s’integrarono. Una delle più fertili culture di sintesi dell’antichità è infatti proprio il mondo gallo-romano, con i suoi epicentri nel Midi francese, sull’arco alpino e nella regione pedemontana padana. Per comprendersi (Galli per un attimo a parte), basta del resto solo aggiungere che il massimo poeta della latinità, Virgilio, colui che agl’imperatori della Città Eterna certificò l’origine divina attraverso la progenie di Enea, nacque proprio in quello che allora era solo un agro periferico dell’ecumene romano, sulle sponde del Grande Fiume Po.
Racconta tutto questo e molto di più la ricca mostra che si tiene al Museo di Santa Giulia a Brescia, dal titolo Brixia. Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III-I secolo a.C. Curata dalla Direzione Generale Archeologia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, visitabile fino al 17 gennaio dell’anno venturo, l’esposizione è il racconto vivo (perché mai come in questo caso il passato anche remoto è totalmente contemporaneo) dello scontro-incontro fra due mondi dissimili che però dalla sopraffazione hanno saputo passare allo sposalizio e mettere in scena tutto il jet-set dell’epoca: Annibale, Scipione, Emilio Lepido, Silla, ma persino il licenzioso poeta Catullo, veronese.
L’antica Brescia dei Galli Cenomani rinasce così nei quasi 500 reperti in mostra, provenienti da decine di musei e d’istituzioni italiane, ma molti in verità mai visti giacché provenienti da scavi recenti. Un percorso di 1500 metri quadri in cui rivive la straordinaria epopea della Cisalpina, fatta non solo di spade ma anche d’ingegneria civile, di disfide cruente ma anche di grandiose bonifiche indispensabili a quelle colture fertilissime che hanno saputo modificare per sempre gli scenari e la qualità della vita. Fu una virtuosa globalizzazione di civiltà; locale, certo, ma non meno decisiva. E questo riuscita prima esperienza glocal adesso la si può quasi toccare. In contemporanea apre infatti i battenti anche il Parco archeologico di Brescia romana, che, grazie a speciali occhiali interattivi, permette d’immergersi nella parte più antica della città, dal neolitico al Rinascimento. Di più. Da oggi il più importante complesso di rovine e di resti di edifici pubblici di età romana di tutta l’Italia Settentrionale sarà finalmente fruibile in toto: l’area sacra del tempio repubblicano ricco di affreschi parietali appena restaurati, il più tardo tempio detto Capitolium, nonché il grande teatro di epoca imperiale.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
Roma incontrò i Galli e nacque il «glocal»
in Libero [Libero quotidiano], anno L, n. 114, Milano 14-05-2015, p. 25
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