Il 7 dicembre Milano profuma già di Natale. È il giorno in cui si allestisce il presepe e si addobba l’albero. Romanitas, germanitas e christianitas si mescolano, si fondono, si amalgamano; la capitale della “Longobardia” del nord (perché ne esiste anche una del sud) sembra fatta apposta per questo, da sempre. Il 7 dicembre è la festa di sant’Ambrogio, patrono della città, romano, germanico, cristiano. Nell’impareggiabile basilica che gli è intitolata nel cuore della città, a ogni ricorrere di quel suo 7 dicembre un tempo i milanesi uscivano accalcandosi alle bancarelle. «Questo dal 1866, perché nei secoli precedenti, a partire dal 1288, la fiera di Oh bej! Oh bej! si teneva nei pressi della chiesa di Santa Maria Maggiore, la cosiddetta Cattedrale invernale, consacrata la terza domenica di ottobre dell’836 nell’area dove sorge il Duomo».
A puntualizzarlo è la giornalista e scrittrice Giovanna Ferrante nel suo gustosissimo I Magi in piazza Duomo. Tradizioni milanesi sul Natale, fresco fresco di stampa per i tipi delle milanesissime edizioni Àncora; un libro di impressioni, ricordi e novelle che percorre in lungo e in largo le tradizioni e il dialetto, la cucina e le usanze, la storia e le vie della grande Milano, restituendo al lettore milanese memorie che forse non sapeva più nemmeno di possedere e istillando nel cuore del lettore straniero una “invidia” virtuosa. La Ferrante ci conduce così per mano in una lunga traversata d’immagini che sembra di essere in un lombardissimo Canto di Natale dickensiano, alla riscoperta di quel che davvero vale e che maledettamente rischiamo però di perderci per sempre. Dalla «meraviglia del Parco Sempione sotto la neve» si arriva dunque sino alla «Befana Benefica Motociclisti, emblema collettivo di altruismo, voluta e mantenuta da decenni dalla volontà del Moto Club Ticinese che con le calze della Befana e con quel gesto di solidarietà regala un pezzetto di gioia anche alla folla riunita».
La Milano restituitaci dalla Ferrante si snoda per vie del centro e piazze indimenticabili, ma raggiunge anche le periferie, di lustro non minore. Per esempio Noséd, il quartiere meridionale dell’attuale Zona 4 che in italiano chiamano Nosedo, con il suo enorme, statuario Cristo benedicente ai confini con il Corvetto. Qui il vescovo Onorato si rifugiò la Vigilia di Natale del 569, agli albori della nostra storia, per sfuggire alle violenze dei barbari. Mai i barbari non sono solo barbarie. Ce lo ricorda bene un’altra periferia, Precotto, con la sua parrocchia dedicata a san Michele Arcangelo. La regina Teodolinda andava al tempo fondando in tutto il territorio compreso tra la capitale Milano (retta da suo marito, re Agilulfo) e Monza (dove ella aveva stabilito la propria corte) chiese e monasteri intitolate al principe delle gloriose milizie celesti che sconfigge Satana, cui erano devotissimi (ce n’è traccia in tutta la Penisola e in mezza Europa) i longobardi, trasformati da berserkr di Odino a milites Christi. Nel 1596 arrivò poi il cardinale Federigo Borromeo e decretò la costruzione della parrocchia di San Michele Arcangelo in Precotto, roba insomma che anche ai bordi della metropoli ti senti un re.
C’è poi un sempreverde come «el biancustà, e che el sia bel mostos», come ripeteva sempre anche mio nonno, e (ma chi se lo ricorda più, anzi chi di noi tecnocrati 2.0 l’ha mai assaggiato?…) «el busecchin, la pietanza della notte di Natale, fatta con sangue di maiale, erba cipollina, strutto, formaggio grattato, spezie». Nel convento di via Bellotti, ricorda la Ferrante, le monache cuocevano i michitt, piccoli panini dolci, da prepararsi rigorosamente il 6 dicembre, festa di san Nicola, Babbo natale, quello vero. E poi c’era la Corsia dei Servi (di Maria, che diamine) che oggi è Corso Vittorio Emanuele: «Il fornaio del Prestin di Scansc, in un tempo lontano, era solito inviare ogni anno il suo miglior esemplare, il panettone meglio riuscito, in quel di Contrada del Morone; omaggio ad Alessandro Manzoni in segno di gratitudine per la notorietà ricevuta grazie al suo romanzo I Promessi Sposi». È infatti il famoso forno delle grucce della scena della rivolta del pane; che è esistito davvero, anzi che è resistito (una volta ricostruito) fino al 1919, quando la casa fu demolita.
In dicembre, in Avvento, dopo la festa del santo patrono Ambrogio, questo tesoro di suoni, colori, sapori e profumi (altro che “città fredda e inospitale”) s’impasta per dare forma a un dolce fatto di storie profane e pie leggende che Milano ha esportato in tutto il mondo. Proprio come ha fatto con el panatun, che se non c’è non è Natale in alcun luogo, da Capo Nord al Capo di Buona Speranza. Smargiassate da milanesi tronfi? E allora chiedetelo a Melchiorre, Gasparre e Baldassarre. Il Vangelo secondo san Matteo parla di «alcuni Magi», non tre; ma i milanesi sanno benissimo che i Magi erano proprio quel numero lì, quei tre lì, con qui nomi lì che impari a snocciolare sin da bambino. I Magi infatti venivano da Oriente, adorarono Gesù nella greppia di Betlemme, ma traslocarono a Milano. Accadde quando Costantino il grande, colui che ci ha regalato il bene supremo della libertà religiosa, divenne imperatore; e infatti, davanti alla Basilica di san Lorenzo, la sua statua bronzea ancora impera. Divise l’impero tra Oriente e Occidente, e il suo quarto figlio, Costante I, gli succedette, spostando la capitale da Roma a, indovinate dove?, Milano. «Eustorgio, alto funzionario dell’Impero, viene nominato vescovo di Milano.
“Mi inchino davanti a te, Imperatore, per avere il tuo consenso alla mia nuova carica”. L’Imperatore Costante I conferma Eustorgio nella sua dignità ecclesiale e gli dona le spoglie mortali dei Magi conservati a Costantinopoli in un colossale sarcofago. “Farò costruire una basilica affinché queste preziosissime reliquie vengano degnamente onorate a Milano”». Nel secolo XII Federico Barbarossa ce le ha portate via; ma da Colonia, in Lotaringia, oggi Germania, dov’erano finite, le sacre spoglie dei Re Magi tornarono a Milano nel 1904, regnante il cardinal Andrea Carlo Ferrari. I Magi non sono una leggenda, sono veri, sono tre, la Chiesa li onora solennemente, i milanesi han dato loro una casa e ogni anno li seguono devoti in processione. Anche quelli che son gente mica tanto di Chiesa. Milano è città degna di re, è capitale d’impero. Sì, davvero Milano sembra essere fatta apposta per il Natale, «la ricorrenza planetaria più importante», la nascita del Re dei re.
Marco Respinti
Pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord, Milano 26-12-2014
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