Thomas Monaghan, miliardario cattolico, vince la causa contro la riforma sanitaria di Barack Obama che lo obbligherebbe a pagare contraccezione, aborto e sterilizzazione ai propri dipendenti. Inizia la rivolta americana in nome della Costituzione. La libertà religiosa è un bene pubblico. Di seguito la versione originale e completa del mio articolo pubblicato con il titolo Parte dal Michigan la rivolta contro l’Obamacare su La nuova Bussola Quotidiana di oggi.
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Parte dal Michigan la riscossa contro la riforma sanitaria di Barack Obama che obbliga i datori di lavoro a fornire gratuitamente i metodi per il controllo delle nascite (contraccezione, aborto, sterilizzazione) ai propri dipendenti sotto forma di assicurazione sulla salute. E tutto inizia con Thomas Monaghan, miliardario e cattolico.
Classe 1937, nato ad Ann Arbor, in Michigan, da ragazzino ha iniziato come pizzaiolo a Ypsilanti, sempre in Michigan, comperandosi un localino con il fratello James. Da lì nel 1960 è nata la Domino’s Pizza, il franchise dove si può gustare quella “famosa” pepperoni pizza che solo i cattivi, e numerosi, traduttori rendono con “pizza ai peperoni” mentre invece è la “pizza al salamino piccante”. Oggi Domino’s Pizza è una catena mondiale con più di 10mila locali in 70 Paesi e Monaghan un magnate in pensione. Dal 1983 al 1992 è stato proprietario della squadra di baseball Detroit Tigers, possiede uno dei rarissimi e costosissimi esemplari di Bugatti Royales, e i suoi talenti li investe nel sociale e in carità. Fondatore o perno di numerose organizzazioni cattoliche e pro life, finanziatore di numerose altre, nel 1987 è stato tra i promotori di Legatus, un’associazione di businessmen cattolici decisi a portare la dottrina sociale della Chiesa negli affari e nelle opere. Ma il vero fiore all’occhiello del suo “impero” è l’Ave Maria University, un ateneo cattolicissimo che dal 2003 fa della fedeltà al Magistero il proprio blasone, che in breve tempo è diventato un marchio di sicura eccellenza e che sorge nella cittadina, creata ad hoc, di Ave Maria, a 27 chilometri da Naples, in Florida. Nasce dalle ceneri dell’Ave Maria College di Ypsilanti e dalla prima sede dell’Ave Maria School of Law di Ann Arbor (fra i cui docenti vi sono stati anche il giudice Robert Bork e il giudice della Corte Suprema Antonin Scalia). Uno dei motivi per cui Monaghan ha lasciato il natio Michigan alla volta della soleggiata Florida è il divieto imposto dalle autorità locali al suo progetto di erigere nel campus universitario un crocifisso più alto della Statua della Libertà. Di tutto questo, però, oggi Monaghan è il gran regista. La Domino’s Pizza l’ha ceduta nel 1998 e ad Ann Arbor mantiene un complesso di palazzine e di uffici (un “office park”, come dicono da quelle parti) che gli fa da quartier generale, le Domino’s Farms.

il giovane Tom Monaghan alle prese con le sue prime pizze a Ypsilanti, Michigan. L’inizio dell’impero…
Ebbene, le sue Domino’s Farms hanno degl’impiegati, e Monaghan è il loro datore di lavoro. Tenuto per legge ad assicurare loro la mutua. Come tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti, Monaghan si è però l’anno scorso trovato improvvisamente di fronte al vero volto di quella riforma con cui la Casa Bianca millanta di voler garantire la tutela sanitaria a tutti con costi bassi e che invece è solo una dispendiosissima (per tutti i contribuenti americani) bugia che vuole solo imporre ai cittadini ciò che piace all’Amministrazione Obama in tema di economia, salute e morale.
Come tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti, Monaghan si è cioè trovato di fronte improvvisamente a una imposizione, violare la quale lo rende perseguibile a norma di legge, che di punto in bianco gli nega il godimento del primo dei diritti costituzionali statunitensi, vale a dire quello alla libertà religiosa. E così Monaghan, come tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti, si è scoperto obbligato a dover persino pagare il costo di questa grave rivolta messa in atto dal governo di Washington nei confronti della legge fondamentale del Paese, quella legge fondamentale che di quel governo fonda l’autorevolezza e giustifica l’esistenza da più di due secoli.
Monaghan e tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti si sono insomma visti conculcare la libertà di coscienza da una ideologia di Stato che così facendo ha aperto il più grave contenzioso etico, politico e giuridico della storia del Paese americano, inimicandosi tutte le Chiese e le comunità religiose degli Stati Uniti. Le quali, a norma di legge, hanno però immediatamente reagito impugnando la Costituzione federale in una battaglia culturale e legale che ha prodotto un ecumenismo forte e inedito in cui si è distinta, con un ruolo di leadership universalmente riconosciuto, la Chiesa Cattolica, capitanata dal primate Timothy O. Dolan, arcivescovo di New York, istitutore pure (ed è un fatto clamoroso per un Paese come gli Stati Uniti la cui democrazia si fonda proprio sulla libertà religiosa) di uno speciale Osservatorio di monitoraggio delle violazione della libertà religiosa.
Monaghan, come moltissimi altri datori di lavoro americani, si è così subito rivolto ai tribunali.

Ave Maria University, Ave Maria, Florida
La buona notizia ora è che il giudice Lawrence Zatkoff della Corte del Distretto Orientale del Michigan, quella cui Monaghan ha sporto denuncia d’urgenza attraverso il proprio Thomas More Law Center, gli ha dato ragione. Ai dipendenti delle sue Domino’s Farms Monaghan continua infatti a garantire buone polizze assicurative che ne tutelano bene la salute ma che non regalano il controllo delle nascite; e il giudice Zatkoff ha stabilito che non solo Monaghan fa bene a farlo in base al primo Emendamento alla Costituzione federale, ma che in torto è piuttosto chi glielo vieta, fosse anche, com’è, il governo di Washington.
Una cosa del resto è da sempre chiarissima in questo scontro senza precedenti fra governo federale, Costituzione, cittadini e Chiese. In gioco è il pilastro portante di tutta l’architettura civile statunitense. Se l’Amministrazione in carica dovesse alla lunga trionfare con la propria riforma sanitaria, gli Stati Uniti cambierebbero per sempre volto. Per questo, ragionano moltissimi americani, qualunque cosa si pensi della religione, della libertà religiosa e del controllo delle nascite, occorre che tutti gli americani combattano contro la grave decisione presa dalla casa Bianca. Magari anche solo per poi mettersi il giorno dopo a fare la medesima identica cosa, ma in piena autonomia, libertà e coscienza. La legge fondamentale americana garantisce infatti tale libertà; e se certo tale libertà può pure venire usata male, o malissimo, essa è l’unica che può però anche permettere che il bene venga fatto. Nessuna autorità civile statunitense ha mai interferito così con questa libertà base, ed è per questo che gli americani sono sempre determinati a far sì che non accada né ora né mai.
La legge sulla libertà religiosa che fonda da sempre gli Stati Uniti afferma che lo Stato non può mai, in alcun caso, imporre una determinata religione ai cittadini contro la loro coscienza. Deve invece lasciare sempre libere le coscienze. Fare il contrario significherebbe promuovere una religione di Stato (cosa sommamente contraria alla coscienza dei cittadini e alla storia del Paese), anche quando, come in questo caso, quello imposto come credo di Stato è una “religione laica” e persino laicista, una “religione politica” – direbbe Eric Voegelin – o una “religione capovolta”.
Ora, Monaghan e moltissimi altri americani con lui, datori di lavoro e dipendenti, attendono di vedere il proseguio della vicenda. Numerosissime sono infatti le denunce analoghe a quella presentata da Monaghan contro il governo Obama e la sua riforma sanitaria. Tutti attendono di vedere dunque come l’importantissimo precedente giuridico stabilito dal giudice Zatkoff condizionerà il futuro. E tutti attendono di vedere, Monaghan per primo, se si riuscirà a utilizzare la decisione di quella Corte Distrettuale del Michigan, che riguarda le sue Domino’s Farms, per ottenere analoga giustizia per quanto riguarda la sua Ave Maria University.
C’è del resto un precedente. Sullo stesso argomento, a metà dicembre la Corte di appello della città di Washington ha dato ragione al Belmont Abbey College e al Wheaton College, due altri prestigiosi istituti cristiani americani di istruzione superiore che avevano presentato denuncia con il pubblico supporto della cattolicissima Cardinal Newman Society, di Manassas, in Virginia, e di altri 15 college o università cristiani: il Belmont Abbey College, nell’omonima cittadina del North Carolina, cattolico, gestito dai monaci benedettini, è stata la prima istituzione del genere a presentare mesi fa denuncia contro il governo Obama; e il Wheaton College, nell’omonima cittadina dell’Illinois, calvinista, è tra l’altro la sede della collezione di tutti i manoscritti originali di C.S. Lewis, nonché un fondamentale centro di studi su autori cristiani quali G.K. Chesterton, J.R.R. Tolkien, Charles Williams, Owen Barfield, George MacDonald e Dorothy L. Sayers (ci sono anche il famoso armadio-guardaroba delle Cronache di Narnia e la scrivania a cui Tolkien scrisse Lo Hobbit).
Quella sentenza della Corte di appello di Washington stabilisce peraltro che Obama ha tempo fino al 31 marzo per modificare la legge in ottemperanza alla Costituzione federale. Eppure la vittoria nel “caso Monaghan” è ancora più importante. Essa riguarda infatti una istituzione laica e cioè neutra, commerciale, non confessionale, e sancisce che proprio per una istituzione così la libertà religiosa conta. Esattamente come afferma da sempre l’architettura giuridico-isituzionale statunitense: la libertà religiosa è un bene pubblico.
Parte dal Michigan la rivolta contro l’Obamacare
in La nuova Bussola Quotidiana
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