Il Principe Valiant cavalca ancora. Merito della casa editrice milanese Nona Arte di Andrea Rivi, che finalmente riesuma quel prode fumetto della corte di re Artù dal profondo pozzo della dimenticanza in cui da decenni era caduto. L’impresa è delle migliori: si tratta dell’opera completa in 18 albi semestrali che riproducono le tavole restaurate con perizia teutonica dall’editore tedesco Bocola (usate solo in parte nella riedizione statunitense della Fantagraphics) e con i testi ritradotti sugli originali americani.
Valiant, il giovane guerriero vichingo che si fa cristiano e che il mitico sovrano di Excalibur nobilita in quel di Camelot, ha l’età dei nostri papà ma il suo inimitabile caschetto corvino non imbianca mai. Nato nel 1937 da un vero genio degli storyboard, il disegnatore canadese naturalizzato statunitense Hal Foster (1892-1982), tra l’altro primo elegante illustratore di Tarzan, è un eroe tanto verosimile quanto di mera fantasia. Pochi, nella pur gloriosa storia del fumetto mondiale, hanno servito con una spada inesistente l’esistenza della verità come lui ha fatto. Ma non è forse proprio di questo (come diceva il lungimirante Mircea Eliade) che la nostra epoca irriverente e iconoclasta ha tanto più bisogno quanto più lo nega?
Pubblicato con il titolo Torna Prince Valiant, il cavaliere-cult dell’America anni ’40
in Libero [Libero quotidiano], anno XLVIII, n. 156, Milano 2-07-2013, p. 33
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