Gridano “Allahu akhbar”, ma scherzano; sono “sedicenti” come un tempo lo erano le Brigate Rosse. Una lunga e pavida schiera di politici, commentatori e cronisti vorrebbe farcelo davvero credere e ogni qual volta la lunga mano del neo-califfato nero (o di Al Qaeda, o di Hamas, di una delle mille sigle dello jihadismo mondiale) semina morte e distruzione a un capo o all’altro del globo si affrettano a isolare il sostantivo “terrorismo” censurando l’aggettivo “islamico”.
Ma le bugie hanno le gambe corte e questa patetica sul terrorismo senz’aggettivi si è fermata in Francia, a casa di Kamel Abderrahmani, 27 anni, algerino, studente, musulmano. Al solo pensare che le stragi di Istambul, Baghdad e Dacca non abbiano nulla a che vedere con l’islam l’islamico Kamal si vergogna. Per questo provocatoriamente difende «lo Stato islamico davanti a tutti coloro che dicono che esso non rappresenta la sharia». Il suo sfogo intelligente è approdato all’agenzia missionaria di stampa AsiaNews che ne pubblica il testo in italiano. «Come osiamo dire», scrive, «che Daesh non rappresenta la sharia?». La legge coranica che gli adepti di Abu Bakr al-Baghdadi vorrebbero imporre a tutti è la stessa «inventata dai nostri “ulema”»: quella «predicata nelle nostre moschee e insegnata nelle nostre scuole». È il risultato «delle nostre idee e della nostra giurisprudenza religiosa, sorta più di 10 secoli fa», quella che «[…] ha incatenato e arrugginito il nostro cervello e quello dei nostri figli».
Se vogliamo sbarazzarci dell’ISIS, sfida Kemal, «sbarazziamoci della nostra sharia e della nostra giurisprudenza che gli hanno dato vita». E soprattutto, aggiunge il giovane musulmano, «non cerchiamo di accusare il Mossad, la Cina, e gli altri “miscredenti”! […] Non è la mano straniera che ha promulgato leggi diaboliche come l’amputazione delle mani per i ladri! Non siamo ingiusti, non è il Mossad che ha fatto passare la lapidazione dell’adultera come una legge divina! Non è la Cia che ha inventato l’esecuzione dell’apostata… ma sono i nostri “shouyoukhs” [dottori coranici] e la loro giurisprudenza da quattro soldi». Ce n’è pure per la Casa Bianca, capofila di quelli che il terrorismo è senz’aggettivi: «Se oggi gli Stati Uniti ci aiutano a realizzare il nostro sogno (lo Stato “diabolico”), per loro interessi, noi dobbiamo ringraziarli perché è un obbiettivo della nostra giurisprudenza»
Certo, pensare che un miliardo e 800 milioni di musulmani siano tutti terroristi è un’idiozia, ma lo è anche snobbare semplicisticamente Kamel Abderrahmani. «La nostra posizione è davvero contraddittoria, confusa, disonesta, ipocrita», grida questo giovane coraggioso al mondo che non lo sta ad ascoltare e anzitutto ai suoi correligionari. «Noi condividiamo la stessa sharia con Daesh, ma purtroppo non la assumiamo e continuiamo a dire che Daesh non ci rappresenta! […] Non vogliamo l’instaurazione di un califfato? Non vogliamo instaurare la nostra sharia? Se la risposta è “sì”, non abbiamo che due scelte. O noi raggiungiamo e facciamo alleanza con Daesh, e la smettiamo di recitare la commedia, o riformiamo la nostra visione dell’islam e la spolveriamo di tutto il vecchiume, ossia della sharia e della giurisprudenza inventata dagli ulema!». L’islam moderato non esiste, ma gl’islamici onesti sì.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
«L’ISIS rappresenta al meglio noi islamici»
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 186, Milano 07-07-2016, pp. 12-13
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