Dopo avere seminato morte e distruzione nei Caraibi, provocando un migliaio di vittime e il ritorno del colera ad Haiti, l’uragano Matthew si è abbattuto sugli Stati Uniti lasciando al buio 600mila persone in Florida e provocando altri dieci decessi tra Florida, Georgia e North Carolina. Giovedì il governatore Rick Scott aveva dato l’allarme con un annuncio drammatico: «Questa tempesta vi ucciderà, andate via». Quando, risalendo dalle Bahamas, ha raggiunto le coste statunitensi la notte tra giovedì e venerdì, Matthew aveva già perso potenza, passando dalla categoria 4 alla 3. Il che però vuol dire un vento a 195/200 chilometri orari, praticamente come quello che ha devastato Cuba tre giorni fa. Il presidente Barack Obama ha del resto dichiarato lo Stato di emergenza non solo per la Florida, ma anche per Georgia e South Carolina. Da lì infatti Matthew dovrebbe transitare oggi per poi esaurirsi domattina sull’Atlantico. Gli sfollati verso l’interno sono stati oltre due milioni, 2mila i soldati della Guardia nazionale mobilitati in Florida dal governatore Scott. L’ultima volta che è capitata una cosa così era il 2005 e allora l’uragano si chiamava Wilma.
Come però se non bastasse, ecco che arriva anche la politica. Nelle orecchie degli americani devastati dall’uragano risuonano infatti ancora le parole ciniche che Hillary Clinton pronunciò poco più di un mese fa quando sulla Florida si abbatté un altro urgano, Hermine. L’ex First Lady, olimpionica di cattivo gusto, trovò allora il modo per accusare del disastro nientemeno che il rivale Donald J. Trump.
L’uragano Hermine, disse il 6 settembre l’Hillary del malaugurio, «[…] non è l’ultimo che colpirà la Florida, visto ciò che sta accadendo al clima». Ebbene sì, il colpevole colto con la pistola fumante dall’indignata speciale in corsa per la presidenza sono i mutamenti climatici, la nuova religione dei liberal che vorrebbero far regredire il mondo all’età della pietra aumentando esponenzialmente fame e malattie per difendere un assunto indimostrato. Ovvero che l’attività industriale dell’uomo (ma pure i mezzi di trasporto, il riscaldamento domestico, etc.) stanno surriscaldando in maniera insopportabile il pianeta producendo dissesti tali che poi per forza capitano cataclismi come Hermine o Matthew. Ma non è così. I mutamenti climatici ovviamente ci sono, si vedono; ma ci sono sempre stati e l’industria non c’entra (nel Medioevo, più o meno fra 850/950 e 1200/1250, faceva molto più caldo di oggi). La causa è ignota, ma secondo alcuni scienziati sarebbe effetto dell’attività solare, non dello sviluppo che invece ha migliorato l’esistenza di milioni di persone in tempi rapidissimi. Che c’entra Trump? C’entra, secondo la Clinton, perché lui non crede nel riscaldamento globale, e quindi, se diventasse presidente, continuerebbe a inquinare provocando uragani…
Non è follia, è che la Florida è quest’anno uno di quegli Stati in bilico di cui non si riesce ancora a prevedere il voto. L’8 novembre, giorno di elezioni, potrebbero insomma essere decisiva. Per colpa di Matthew, infatti, dunque presumibilmente di Trump, Hillary ha dovuto annullare un comizio con al fianco Obama proprio in Florida. Pensare invece che proprio lei, l’ex Segretario di Stato, è una sciagura per i disastrati del mondo.
Prima di toccare gli Stati Uniti, Matthew ha raso al suolo Haiti. Tutti ricordano che nel 2010 l’isola fu quasi cancellata da un terremoto potentissimo. La Clinton s’incaricò allora della ricostruzione e lucrò lautamente alle spalle di uno dei Paesi più poveri del mondo mandando gli haitiani su tutte le furie al punto che scesero in strada davanti agli uffici di quella famigerata Clinton Foundation attraverso cui Hillary aveva orchestrato tutto. Tra l’altro, mentre il Dipartimento di Stato pompava miliardi dei contribuenti americani nell’isola, Haiti concesse il primo permesso di estrazione mineraria in 50 anni a un’azienda senz’alcun know-kow, la VCS Mining, nel cui consiglio di amministrazione entrò subito dopo Tony Rodham, il fratello minore di Hillary. È solo una delle tante porcherie compiute dalla Fondazione della famiglia Clinton raccontate in Clinton Cash: The Untold Story of How and Why Foreign Governments and Businesses Helped Make Bill and Hillary Rich di Peter Schweizer (Harper, New York 2015) e nel documentario omonimo che ne ha tratto il regista M.A. Taylor, presentandolo quest’anno al Festival del cinema di Cannes.
Marco Respinti
Versione definitiva dell’articolo pubblicato con il titolo
Hillary sciacallo degli uragani. «Matthew è colpa di Trump»
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 278, Milano 08-10-2016, p. 10
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