Il capitalismo è il migliore dei sistemi economici possibili. Chi lo dice senza mezzi termini è il cardinale George Pell, già primate di Australia, dal 13 aprile 2013 membro del gruppo di cardinali chiamati da Papa Francesco a consigliarlo nel governo della Chiesa universale e nella riforma della Curia romana, dal 24 febbraio 2014 prefetto della Segreteria vaticana per l’economia, in pratica il ministro delle Finanze della Santa Sede.
Chiudendo un convegno su economia sostenibile e globalizzazione, svolto il 17 gennaio dall’influente Global Foundation a Villa Magistrale, la sede del Gran priorato di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta, sull’Aventino, davanti a personaggi come il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde e il presidente dello IOR Jean-Baptiste de Franssu, in poche, chiare battute il cardinale Pell ha liquidato ogni tentazione pauperista e ogni ubbia socialista che possa mai disgraziatamente attraversare la mente persino di qualche cattolico. E lo ha fatto dando del “tu” (sia a voce sia per iscritto) all’indimenticata Margaret Thatcher, così: «Mi piace citare Maggie Thatcher che fece notare che se fosse stato privo di capitale il buon samaritano non avrebbe potuto pagare le cure dell’uomo che era stato picchiato e derubato sulla strada che porta a Gerico. Fu bene anche che il locandiere si fidasse di lui tanto da accettarne la promessa di coprire i costi extra al suo ritorno».
Dice infatti il card. Pell che «alle economie di mercato ‒ da studiare, distinguere le une dalle altre, valutare e migliorare ‒ non si rinuncia perché oggi non esiste modello migliore, per la capacità del mercato di rinnovarsi dopo disastri colossali come la Grande Depressione e la grande crisi finanziaria iniziata negli anni 2007-2008, e perché quel sistema non sta affatto producendo l’alienazione di massa predetta da Marx». Ovvero: «Magari la nostra società ha troppo zucchero, e questo è il consumismo, ma nessuno di noi viene avvelenato da deserti di sale».
Il Vangelo è netto sul rapporto tra morale e ricchezza. Utilissima a illustrarlo è per il card. Pell «la parabola dei talenti», che «mostra come a Gesù sia chiaro che il denaro va usato con profitto per produrre più introiti. L’uomo con un talento che viene condannato non ha sprecato o sperperato il proprio denaro. Viene condannato perché il suo talento lo seppellisce senza generare un ritorno adeguato».
E la storia cristiana di genialità e imprenditoria lo mostra perfettamente. Il ministro vaticano delle Finanze cita esempi tranchant, come «i monasteri benedettini», che furono «le prime imprese capitaliste dell’Occidente», «i contributi dei Francescani dei secoli dal XIII al XV» e «san Bernardino da Siena, il quale insegnava la fecondità e non la sterilità del denaro, distinguendo così l’interesse legittimo dall’usura e gettando le basi teoretiche del sistema bancario». Fu in questo modo che «i teologi medioevali e della prima età moderna», cioè i figli dell’“oscurantismo” e del “bigottismo” a dar retta alle ciance che vanno per la maggiore, «impressero alcuni degli sviluppi teoretici più importanti che consentirono al denaro di non essere più solo un semplice mezzo di scambio ma diventare una enorme risorsa di alimentazione della crescita economica».
Sì, ma c’è che il principale del card. Pell, il Papa, Papa Francesco, non è affatto d’accordo. Bugie. Basta rilegge poche e chiare righe contenute proprio in uno dei suoi documenti più chiacchierati, l’enciclica Laudato sì, dove uno dei passaggi decisivi, al n. 129, divenuto poi il leit motiv del viaggio apostolico compiuto dal pontefice negli Stati Uniti a settembre e del discorso da lui rivolto al Congresso di Washington, dice secco e preciso: «L’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune». Il card. Pell, voluto tra i suoi consiglieri e a capo dell’Economia vaticana da Papa Francesco, è lì per ricordarlo a tutti. Persino al Papa, e questo proprio per espresso volere del Papa.
Marco Respinti
Versione completa e originale
dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 25-01-2016
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