Lettera a Il Foglio
del 4 luglio 2013
Al direttore – Comincio sempre la mia lettura quotidiana de “Il Foglio” dalla fine, cioè dalle lettere, perché spio i dati di fatto con studiato feticismo. Sabato 29 giugno leggo il lettore Marco Di Mattia che rimbrotta quelli che abbisognano della legge per puntellare la realtà. Il tema sono i froci (con buona pace dell’algoritmo moralistico di Facebook). “Se anche una sola sola coppia di omosessuali vuole accedere al matrimonio […] perché no?”. Sono d’accordo. Per me una coppia, persino un mucchio selvaggio, può decidere se sposarsi, divorziare, separarsi, convivere, ridefinire la famiglia e sanzionare il tutto inventandosi il rito, la Chiesa o il prete persino la preta che vuole. Non me ne frega niente. Siamo tutti puttane. E froci. Frocio o non frocio, ognuno decida pure in piena autonomia se abortire, staccare la spina a un malato o polverizzare gli embrioni umani. Continua a non fregarmene niente di come ognuno pensa poi di grattarsela con il Padreterno. Per ciò voglio che venga garantita questa dimensione massima della libertà individuale che more uxorio se la fa con la responsabilità personale rendendo illegale ogni legge dello Stato in materia e abolendo tutti i regolamenti che equiparano, eguagliano, omogeneizzano, concedono, riconoscono, erigono. Voglio un muro di separazione fra lo Stato e l’anarchia affinché ognuno faccia per sé come crede secondo le regole del mercato, nel laissez-faire più assoluto, regnante la concorrenza più spietata, vincendo sempre chi pratica il prezzo migliore a fronte del miglior servizio.
Invece le agguerrite pattuglie dei libertari soi-disant fanno da sempre il diavolo a quattro per andare a braccetto con lo Stato. Aborto per legge dello Stato, nozze gay per legge dello Stato, eutanasia per legge dello Stato, etc. Sono statalisti dei più vieti, collusi, inciucisti, consociativisti. Il DOMA (Defense of Marriage Act), negli Stati Uniti, non è una legge: è il grido libertario di chi dice, con giustezza e con giustizia, che non compete allo Stato ridefinire il matrimonio. Per questo il frocismo statalista cerca di abbattarlo con la scorta della polizia e i magistrati (im)piegati a fini politici.
Sogno un giorno in cui le piazze si riempiano di cortei liberali, liberisti e libertari che invocano il Far West su aborto, nozze omosessuali, eutanasia e distruzioni di embrioni per combattere burocrazie, tasse e Stato. Un corteo fatto di liberali, liberisti e libertari magari froci, abortisti ed eutanasisti che hanno però la creanza di voler pagare di tasca propria senza oneri aggiuntivi ciò che desiderano per sé, si tratti del cono gelato, della soprressione di un bimbo non nato o della turbofamiglia 2.0 più sperimentale che esista. L’amico Gigi Amicone lo chiama anarco-risurrezionalismo.
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