Sembra un secolo fa, ma in realtà sono passati solo pochi anni. All’Università di Varsavia, in Polonia, il 15 giugno 2001, a un mondo precedente l’Undici Settembre l’allora presidente degli Stati Uniti d’America, George W. Bush Jr., diceva: «Il XX secolo ci ha insegnato che solo con la libertà si ottiene il massimo impegno di ogni cittadino — libertà di parola, di culto, di organizzazione personale — senza timore d’intimidazione e con la totale protezione della legge. […] Questa è la vera radice dell’unità europea. Non si tratta solo dell’unità di mercati o di interessi: si tratta di valori comuni. […]
«L’Europa è giunta a credere nella dignità di ogni persona: nella libertà sociale, temperata da riserbo morale; nella libertà economica, temperata da valori umani. Papa Giovanni Paolo II ha affermato: “Le rivoluzioni del 1989 sono state rese possibili dall’impegno di uomini e donne di coraggio, ispirati da una visione diversa e, in definitiva, più profonda e potente: la visione dell’uomo come creatura in possesso di intelligenza e libero arbitrio, immersa in un mistero che trascende il proprio essere e dotata della capacità di riflettere e di scegliere — e, così, predisposta alla saggezza e alla virtù”. Questa fiducia ha sfidato il comunismo con successo e sfida il materialismo […].
«L’ideale europeo è in contrasto con una vita dettata dal lucro, dall’avidità e dal solo perseguimento dell’interesse personale. Esso richiede considerazione e rispetto, compassione e perdono: caratteristiche da cui dipende l’esercizio della libertà. Tutti questi diritti e doveri hanno origine da una fonte di legge e giustizia superiore alle nostre volontà e alla nostra politica: un autore della nostra dignità, che ci chiede di agire in accordo con essa. Questa fiducia è più di una memoria, è una fede viva. Ed è il motivo principale per cui l’Europa e l’America non saranno mai divise. Siamo prodotti della stessa storia […]: condividiamo una civiltà, i cui valori sono universali […]».
E inoltre: «Oggi, una nuova generazione assume un nuovo impegno: un’Europa e un’America legate da una grande alleanza di libertà, la maggior forza unita della storia a favore della pace, del progresso e della dignità umana. Le campane della vittoria hanno suonato. La cortina di ferro non esiste più. Ora progettiamo e costruiamo la casa della libertà, le cui porte sono aperte a tutti i popoli europei e le cui finestre sono rivolte alle sfide globali. Il nostro progresso è notevole, i nostri obiettivi sono vasti e le nostre differenze, in confronto, sono ridotte. E l’America, sia nei momenti di calma sia nelle difficoltà, onorerà questa visione e i valori che condividiamo. La Polonia rappresenta un simbolo di rinnovamento […]. Più di mezzo secolo fa, da questo luogo era possibile vedere solo un deserto di rovine. […] Non lontano da qui si nota l’unico monumento sopravvissuto. È l’immagine di Cristo che cade sotto il peso della croce e cerca faticosamente di rialzarsi. Sotto sono riportate le seguenti parole: “Sursum corda”, “In alto i vostri cuori”. […] “In alto i vostri cuori” è la storia della Polonia. “In alto i vostri cuori” è la storia della nuova Europa. Coltiviamo insieme questa speranza di libertà per tutti coloro che la cercano nel nostro mondo. Che Dio vi benedica».
Oggi, nell’era di Barack Obama e di un’Unione Europa solo “del rigore” economicistico, quella nobile visione politico-culturale sembra non essere mai esistita nemmeno come aspirazione, come progetto, come tensione.
Sembra un secolo fa, ma in realtà sono passati solo pochi anni. Poco dopo quel discorso di Bush, il 4 aprile 2002, a una Italia che viveva in un mondo successivo all’Undici Settembre, il vicepresidente del Consiglio italiano dei ministri, Gianfranco Fini, aprì i lavori ‒ svoltisi a Bologna dal 4 al 7 aprile, con il titolo Vince la Patria, nasce l’Europa ‒ del Secondo Congresso Nazionale di Alleanza Nazionale (di cui proprio in quell’occasione venne riconfermato presidente per acclamazione) dicendo: «Va comunque ricordato che l’Europa costituisce innanzitutto per Alleanza nazionale un valore culturale e spirituale. L’Europa è il frutto della storia e della specificità dei suoi popoli, dall’antica Grecia alla romanità, dalla tradizione ebraico-cristiana al Medioevo, dal Rinascimento all’Illuminismo, fino all’Ottocento delle patrie e al Novecento della modernità. Solo ritrovando i tratti comuni e quelli distintivi di una lunga storia è possibile acquisire coscienza di una cittadinanza europea. Alla fine del 18° secolo il conservatore Edmund Burke inneggiò ai valori della civiltà europea, “quel sistema di vita e di educazione più o meno uguale in tutta questa parte del mondo, che crea somiglianza di consuetudini sociali e di forme di vita e per cui nessun europeo potrebbe essere completamente esule in alcuna parte d’Europa”. L’Europa è anche l’occidente, perché ha portato una parte importante di se stessa oltre l’oceano. Russell Kirk definiva l’America la proiezione di Gerusalemme, Atene, Roma e Londra. Il valore dell’occidentalismo e il particolare legame con l’America è l’altra grande verità che ci deve accompagnare nel prossimo futuro. È il concetto di Magna Europa caro all’europeista Henri Brugmans, ripreso da George Bush in un discorso pronunciato a Varsavia nel quale il Presidente americano rendeva tributo all’eredità europea».
Oggi, nell’era del relativismo morale e dunque anche politico più pervicace e aggressivo, quell’Italia non c’è più, quella Destra non c’è più, quel Fini non c’è più. L’ideale forte evocato in queste parole “magnoeuropee” pesanti come macigni però sì, pur in cerca di autore. O quantomeno di rappresentante politico, sia nella regione europea, e segnatamente italiana, sia nella regione nordamericana della Magna Europa.
Marco Respinti
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