Evviva la santa ingerenza del card. Angelo Bagnasco. Con un tempismo fantastico, è intervenuto duro e deciso dopo che i media hanno diffuso la notizia delle indagini per omissione in atti d’ufficio per mancata allerta, concorso in disastro colposo e omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta sull’alluvione di Genova del 9 ottobre scorso nei confronti di Raffaella Paita, assessore alle Infrastrutture e alla Protezione civile e adesso candidata del Partito Democratico alla presidenza della Regione Liguria. «Chissà perché», ha detto il card. Bagnasco, presidente della CEI e arcivescovo di Genova, «le indagini esplodono sempre in certe ore della storia, delle città, della nazione». La solita questione della giustizia a orologeria, e di quel famoso avviso di garanzia che dovrebbe essere una norma di evoluta civiltà giuridica, tutto teso a tutelare i diritti e gl’interessi di un indagato innocente fino a prova contraria, e che invece è la gogna pubblica.
Nessuno di noi, per il momento nemmeno inquirenti e giudici, sa se la Paita è innocente o colpevole. Le indagini servono proprio a raccogliere elementi per un giudizio. Ma come non incaprarsi nel vedere che per l’ennesima volta le comunicazioni giudiziarie, subito strombazzate dai media, arrivano quando, a questo o a quello, comunque a qualcuno fan politicamente comodo? Non bisogna essere del PD o elettori della Paita per rendersi conto che la notizia delle indagini a suo carico oggettivamente la danneggia. Oggettivamente avvantaggiando i suoi avversari, interni ed esterni. La magistratura è fatta di galantuomini e quindi nessuno lo ha fatto apposta, ovvio. Ma allora perché non imparare invece a farlo apposta, scegliendo di avviare le indagini nei momenti meno caldi della vita politica di un Paese, così che il cammino della giustizia italiana proceda senza sospetti e calunnie? Insomma, comprandosi un bel calendario e una buona sveglia così che nessuno possa mai più farsi idee bizzarre?
L’Italia però è un Paese strano. I politici e i magistrati pasticciano anche quando vorrebbero far bene, e così c’è sempre bisogno che don Camillo dica le cose come stanno. Infatti l’Italia intera, clericale e non, ora applaude la benedetta irritazione del cardinal Bagnasco. Italiani brava gente. Ma allora perché non continuare, applaudendo la santa ingerenza del cardinal Bagnasco sempre, non solo quando fa comodo, non solo quando coincide con quel che ci piace, per esempio quando il capo dei vescovi italiani tuona, preoccupatissimo, contro la dittatura dell’“ideologia di gender” e il nichilismo eterofobo, invece di fare in quelle occasioni spallucce e trattarlo come un vecchio oscurantista peracottaro e bacchettone? Il cardinal Bagnasco è un uomo tutto d’un pezzo. La sua ingerenza è continua, santa sempre, non a intermittenza.
Marco Respinti
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