L’aspetto ancora meno noto della tremenda Guerra civile spagnola (1936-1939) è la mattanza scatenata dagli anarco-comunisti contro i cattolici. Per questo è davvero prezioso il nuovo libro di Mario Arturo Iannaccone, fine studioso di storia del cristianesimo, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939) (pp. 618, € 34,00), pubblicato dalla torinese Lindau due anni dopo l’altro suo imperdibile (e fortunato) libro, Cristiada, 400 pagine di documentazione sull’insurrezione e il martirio dei cattolici messicani negli anni 1920.
Preti, frati, suore, seminaristi e semplici fedeli pagarono il prezzo più alto dell’odio rosso. Parlare di odio non è del resto esagerato, visto che a ben 1524 di quelle vittime (un numero colossale che, viste le canonizzazioni in corso, entro un paio d’anni dovrebbe ragionevolmente salire a 1640) la Chiesa Cattolica ha riconosciuto la palma del martirio in odium fidei elevandoli alla gloria degli altari. Seria, asciutta, impeccabile, la ricerca di Iannaccone si fonda su documentazione di prima mano, appoggia le valutazioni su fonti primarie e solo dopo considera quelle secondarie. Non a caso reca la benedizione, sotto forma di Presentazione, di mons. Vicente Cárcel Ortí, il presule spagnolo che da decenni studia, e pubblica, la storia dei martiri di quel periodo insanguinato.
Vittime collaterali di una guerra più che sporca, commenteranno i tanti minimizzatori che non si sono mai presi la briga di guadare oltre il proprio naso; “fascisti” che se la sono cercata, rincalzeranno i “cattivisti” di professione. E invece no. Di pregi l’esaustivo studio di Iannaccone ne ha diversi, ma tra questi spicca la volontà acribica quanto esplicita di concentrarsi solo sullo spirito cristianofobo che ispirò e governò l’eccidio, lasciando le vicende militari, e pure quelle strettamente politiche, sullo sfondo. «Canonizzati a parte», spiega Iannaccone, «a tutto dicembre 2014 il numero accertato degli assassinati in quanto cattolici è di 6832 persone: 4184 del clero regolare, 2365 religiosi e 283 religiose, più 2500-3mila laici. Probabilmente sono molti di più, basti pensare che sono state distrutte il 70 % delle chiese spagnole; ma ovviamente si deve sempre procedere con i piedi di piombo». In molti casi la gratuità dei delitti commessi fu più che palese e nessun presunto “collaborazionismo” potrà mai indorare la pillola. «Li si chiama infatti “martiri di Spagna”, e non “della Guerra civile”, perché furono uccisi indipendentemente da quella, addirittura a partire dal 1931 e per almeno il 60% entro il 1935». Insomma, quali che siano stati i torti e le ragioni della Guerra civile (questione peraltro non banale), per il comunismo fu il pretesto e l’occasione di dimostrarsi ancora una volta abisso.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
Preti, suore e fedeli. I cattolici uccisi nella Guerra Civile
in Libero [Libero quotidiano], anno XLIX, n. ??, Milano 05-04-2014, p. 25