Probabilmente ai tempi della scuola gli abbiamo mandato più accidenti che tributato onori, ma Eulero è stato un genio assoluto. A lui si debbono una sfilza lunga così di entità matematiche (teoremi, rette, angoli, cerchi, polinomi, integrali, diagrammi, equazioni, costanti), gran parte della simbologia matematica (per esempio il celeberrimo “pi greco”) e la determinazione delle orbite di molte comete. Sapeva di greco, latino, ebraico e teologia, imparò a memoria l’Eneide, nel 1722 prese la laurea in Filosofia e divenne anche medico. E (la cosa è oltremodo consolante) attraversò il Settecento senza peccare mai d’illuminismo, anzi mostrandosene orgoglioso avversario. All’anagrafe rispondeva al nome di Leonhard Euler (1707-1783), svizzero di Basilea che concluse la propria avventura terrena a San Pietroburgo, ed è l’oggetto di Leonardo Eulero, “il” matematico dell’età illuminista. Un grande scienziato contro Voltaire e i philosophes materialisti (Cantagalli, 96 pagg., 8 euro), la breve ma densa biografia firmata da Francesco Agnoli, collaboratore di Libero e già autore di saggi sui rapporti meno noti ma più intriganti tra scienza e cultura cristiana.
Marito fedele, padre di 13 figli, divenuto praticamente cieco anche a causa degli studi di cartografia e ottica, all’Accademia di Berlino, dove si reca nel 1741 dopo avere soggiornato in Russia dal 1727, diventa lo zimbello della star dell’epoca, Voltaire, il quale ne detesta le convinzioni religiose al pari del sovrano prussiano, Federico II detto il Grande. Il matematico svizzero torna dunque in Russia nel 1766.
Eulero era un uomo pacato e tranquillo, ma al tempo del grande conformismo europeo vestì i panni dell’irregolare, persino del ribelle. Non alzava mai la voce, ma lo faceva volentieri quando sotto attacco era quella Bibbia che usava leggere la sera in famiglia. Cristiano protestante integerrimo, celebrato il 24 maggio tra i santi del calendario luterano, il sublime matematico fu l’avvocato difensore di un Dio costretto agli arresti domiciliari e di una fede relegata in mansarda, ben arredata sì, ma ai confini del cosmo. Preceduto da altre celebrità cristiane della matematica come Blaise Pascal e Gottfried W. von Leibniz, Eulero era convinto dei limiti della ragione e della sua strutturale necessità di aprirsi alla fede. Così convinto da dirlo in pubblico nonostante la gogna (oggi diremmo mediatica) cui il pensiero razionalista allora dominante lo sottopose. Fanno testo le Lettere ad una principessa tedesca su diversi soggetti della fisica e della filosofia, indirizzate a Federica Carlotta di Anhalt-Dessau, nipote di Federico II, di cui lo scienziato fu tutore nel periodo berlinese. Si tratta di oltre 200 missive divenute un vero e proprio best-seller, anzi un autentico manifesto dell’antimaterialismo al pari del trattato Difesa delle rivelazioni Divine contro le obiezioni dei liberi pensatori del 1747. Eulero in breve? La dimostrazione matematica che la fede cristiana è il contrario dell’ignoranza.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
Un matematico cristiano cotnro i filosofi illuministi,
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 156, Milano 07-06-2016, p. 22
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