Ho visto cose che voi umani… Coppie prendersi a picconate mentre il coro grida “femminicidio” e la tivù sussurra sommessa che son tutti casi di separati, divorziati, disuniti, dissociati. Guerrieri del divorzio breve che più breve non si può sfilare accanto a uomini e donne che s’incatenano ai cancelli perché vogliono sposarsi, uomini con uomini, donne con donne, e anche uomini che erano donne con donne che erano uomini. Famiglie con un numero progressivo di genitori assortiti sfidare a calcetto club di omosessuali che pretendono il diritto di pascere figli concepiti da altri e partoriti da altri.
E poi ho visto preti che vogliono rifare daccapo la Chiesa per dare a tutti i costi la Comunione a uno sparuto numero di tizi e tizie che non si sa perché dovrebbe volere la Comunione stante che dei comandamenti di Santa Romana Chiesa non gliene impippa nulla. Li chiamano “risposati”, ma per la Chiesa questa espressione è N.P., non pervenuta. Per la Chiesa il matrimonio è uno solo. Indissolubile. Gli altri sono concubinati. Non è bello da dire al bar, già qualche mio lettore si è incaprato, ma la Chiesa è fatta così. Per questo la gente in chiesa non ci va più. Per questo la Chiesa è martire da sempre. Per questo la Chiesa è la Chiesa. Gli altri, quelli del bar, sono liberissimi, vivaddio, di non prenderle per vere le frescacce sul matrimonio che la Chiesa insegna da duemila anni sempre uguali a se stesse. Però non può chiedere alla Chiesa di rinunciarvi. Nemmeno se a chiederlo al bar è un prete. Come si fa a chiedere alla Chiesa di non essere la Chiesa? E allora poi come farebbero a campare i Corrado Augias, i Pergiorgio Odifreddi, i Dan Brown?
Robe da preti, dunque, al massimo robe che interessano a minoranze infime istigate dai preti. E quindi che gliene frega ai lettori de l’intraprendente? Esattamente la medesima domanda me la faccio tutte le volte che m’incaglio nelle articolesse di certi che insegnano al Papa il mestiere del Papa tuonando, con piombate d’inchiostro colato su giornali laici pullulanti di divorziati, separati e conviventi, contro i “progressisti” che mirano ad allentare la rigidità antidivorzista della Sposa di Cristo.
Siccome so che i lettori de L’Intraprendente hanno altro da fare che sbirciare sotto le sottane dei preti (ammesso che le portino ancora), mi do all’archeologia. Gli scienziati dell’Università di Leicester, in Inghilterra, hanno appena scavato una tomba risalente al XIV secolo nel cimitero annesso alla cappella di St. Morell, nel piccolissimo borgo di Hallaton, un tempo meta di pellegrinaggi. Nella suddetta tomba gli archeologi hanno trovato due scheletri sepolti assieme, uno accanto all’altro, uno rivolto all’altro, eterosessuali: una coppia di sposi, ancora mano nella mano, da sette secoli. Finché morte non vi separi?
Col piffero, l’amore sponsale dura in eterno. La fedeltà coniugale degli sposi di St. Morell è intatta da sette secoli; ancora più antica è quella dei due sposi agricoltori del secolo V o VI che sono stati trovati anche loro mano nella mano nei pressi di Modena, lei porta ancora la fede di bronzo al dito; e addirittura preistorica è quella di quel marito e di quella sua moglie che, coricati in un talamo neolitico del mantovano sottratto per sempre alle grinfie degli avvocati divorzisti, imperterriti da 5-6mila anni si guardano con tenerezza nelle orbite cave dei loro crani calcificati. Sembra che i loro teschi sorridano. Dev’essere giunta anche a loro voce di certi preti.
Marco Respinti
Pubblicato con il titolo Mano nella mano da sette secoli. È il matrimonio eterno
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord, Milano 25-09-2014
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