Tu chiamale, se vuoi, ingerenze, perché in effetti le parole di Papa Francesco contro Donald Trump lo sono. Ma il mestiere del Papa è anche questo: rispondere alle domande di chi al capo della Cristianità chiede giudizi morali. Il Papa ai giornalisti lo ha fatto su Trump, lo ha fatto sull’aborto ‒ definendolo «un crimine» ‒ e non lo ha fatto su altro, per esempio sulla politica. Certo, dato che poi tutto finisce in politica (soprattutto i giudizi morali su un uomo politico), Trump ha sbottato. Ma si è pure calmato in fretta.
Giovedì, sull’aereo di ritorno dal Messico, Phil Pullella della Reuters stuzzica il Santo Padre riportando dichiarazioni di Trump: se verrà eletto alla Casa Bianca costruirà «2.500 km di muro lungo la frontiera» con il Messico per poi «deportare 11 milioni di immigrati illegali». Riflettuto qualche secondo, il Pontefice risponde che chi costruisce solo muri, e non anche ponti, non è cristiano.
A stretto giro, Trump definisce «vergognoso» (in inglese fa ancora più rumore: disgraceful) che Francesco metta in dubbio la sua fede religiosa. Sta arringando le folle di Kiawah Island, South Carolina, Stato dove oggi (in Italia stanotte) si vota per le primarie del Partito Repubblicano; sfodera un suo sfottò classico: quando l’Isis attaccherà il Vaticano, il Papa potrà solo pregare che il presidente degli Stati Uniti sia Trump. E ancora, sentendosi come Davy Crockett ad Alamo: «Il Papa ha detto cose negative su di me perché il governo messicano lo ha convinto che Trump è un cattivo soggetto». Come ha notato a The Five, su Fox News, Dana Perino, ex portavoce della Casa Bianca durante la presidenza di George Bush Jr., la notizia è che stavolta per le sue invettive Trump ha smesso di parlare a braccio leggendo un testo scritto. Impossibile che sia solo una delle sue tante mattane.
Infatti c’è un seguito. Dopo poco, intervistato alla CNN da Anderson Cooper, un Trump irriconoscibile dice: «Il Papa è un tipo meraviglioso», niente liti, solo colpa dei media che soffiano sul fuoco. Cos’ha spinto il miliardario tuffatosi in politica a cambiare tono se non addirittura idea? Forse l’avere finalmente letto per intero le parole pronunciate dal Papa in aereo, che sono postate per tutti sul sito Internet del Vaticano. Francesco non ha mai nominato Trump (lo ha fatto solo il giornalista della Reuters). Ha usato lo stile catechetico di chi dà un insegnamento universale: «se dice queste cose, quest’uomo non è cristiano». Alla domanda se un cattolico potrebbe votare un politico così ha replicato «votare o non votare: non mi immischio». E ha chiuso in questo modo: «Bisogna vedere se lui ha detto queste cose. E per questo do il beneficio del dubbio». Molto diverso dal “crucifige” delle prime pagine dei tabloid. E tanto è bastato perché il Trump maestro dei trasformismi seppellisse l’ascia di guerra, pur non senza una coda di sarcasmo ripresa da un tweet di uno dei suoi consiglieri anziani, Dan Scavino, più o meno un da che pulpito viene la predica visto che il Papa vive circondato da chilometri di mura. Fine. O forse solo l’inizio, visto che oggi i Repubblicani votano (i Democratici lo faranno il 27) in quel South Carolina dove quattro anni fa tra gli avversari di Barack Obama trionfò l’ex presidente della Camera Newt Gingrich, cattolico. E che una settimana fa il cattolico Marco Rubio ha ricevuto l’appoggio ufficiale della governatrice dello Stato, Nikki Haley, indiana dell’India, gran conservatrice e pasionaria dei “Tea Party”.
«Il Papa non ha detto nulla di sbagliato», dice insomma a Libero Robert Royal, presidente a Washington del Faith and Reason Institute, direttore sul web di The Catholic Thing, opinionista di fama. «Ma il suo modo impreciso di parlare lo mette nei guai. L’intervista in aereo sta aiutando Trump, che ha fatto dell’episodio un nuovo numero da circo sfruttando il malessere degli americani verso l’immigrazione illegale».
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 50, Milano 20-02-2016, p. 14
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