
Frances A. Yates (1899-1981)
Adorava l’Italia, da noi era di casa ed è stata un’eccezionale italianista pur di fatto essendo autodidatta. Tutt’uno con il Warburg Institute dell’Università di Londra, la mecca degli studiosi dei secoli XV e del XVI dove ha insegnato per un quarantennio, ha lasciato pietre miliari quali Giordano Bruno e la tradizione ermetica (che quest’anno compie 50 anni e non li dimostra), L’arte della memoria (1966 in edizione originale) e L’illuminismo dei Rosa-Croce (1972). Sì, è Frances A. Yates (1899-1981); e finalmente la sua storia la svela Marjorie G. Jones in Frances Yates e la tradizione ermetica, pubblicato ora in italiano da CasadeiLibri di Genova (pp. 302, euro25,00).
La Jones vive a Filadelfia, ha studiato Legge alla Rutgers di Newark (Stato di New York), ha lavorato per 20 anni nel settore bancario, poi ha mollato tutto, è tornato a scuola, si è innamorata della Yates e, con una tesi su di lei, si è laureata in Storia alla New School della Grande Mela. Oggi insegna l’arte di Clio e questo è il suo primo libro, uscito negli USA nel 2008 e già tradotto in giapponese nel 2010. La sua passione è la storia al femminile, quella che Oltreoceano viene persino chiamata “herstory” (perché l’aggettivo his, involontariamente contenuto nel sostantivo history, sa troppo di maschio…). Surreale, certo; ma solo con una Jones così si riesce a vedere la Yates oltre i panni pur sontuosi della studiosa, riguadagnandone pure le forme di donna ‒finché le due sagome si sovrappongono

Marjorie G. Jones
perfettamente.
Nessuno come la Yates ha saputo convincerci (e allora era autentico pionierismo) che nel Rinascimento a rinascere furono soprattutto il misticismo neoplatonizzante, le arti teurgiche e l’esoterismo, e che dunque, lungi dall’essere solo il rifiuto della cattolicità dei “secoli bui”, l’alba del mondo moderno è stata una miscela, potenzialmente esplosiva, tra illuminatismo e illuminismo. Non cioè la negazione del rapporto tra uomo e Dio, ma un mondo diverso di pensarlo. Ed è qui che la studiosa si è fatta tutt’uno con l’oggetto studiato.

Frances A. Yates (1899-1981)
Figlia di un anglicano arciconservatore, la Yates mescolò quel certo scetticismo coltivato sin da piccola a una cultura anglicana di fatto cattolica che amava il ritualismo e rigettava il puritanesimo “nazista” protestante. La sua vita e la sua carriera hanno incrociato le strade di più di un talento, dal rinascimentalista Edgar Wind (1900-1971), che la reclutò al Warburg Institute ammaliato dai suoi primi e innovativi studi su Giordano Bruno (1548-1600), allo storico austriaco dell’arte Ernst Gombrich (1909-2001), per non voler che solo accennare degl’influssi virtuosamente subiti da personaggi purtroppo dimenticati come il fisico francese Pierre Duhem (1861-1916). Ma questa grande messe di riferimenti e segnacoli ha sempre flirtato con lo spaesamento più angosciante. Studiando l’anima ermetica di Bruno (agli albori della carriera) o (alla fine della vita) il cabalismo cristianizzante di John Dee (1527-1608) è stato come se la Yates (la Jones lo intuisce benissimo) volesse gridare al mondo la fragilità di una esistenza in bilico, perduta oramai la rassicurante condizione dell’Inghilterra vittoriana e in costante ricerca di un nuovo approdo, di un ubi consistam, di un criterio confortante. Il mondo visibile alla Yates, però, soprattutto dopo i disastri delle guerre mondiali, non è stato capace di offrire nulla di veramente alternativo alla precarietà, e così lei (e chissà quanta gente come lei) non è mai riuscita a sganciarsi da quel loop che, partendo dall’eroismo eretico del Rinascimento, sapeva inesorabilmente tornare sempre e soltanto lì. La Yates percorse insomma la tradizione ermetica come se cavalcasse alla cerca del graal: l’armonia capace di risanare il mondo in frantumi, ma costantemente sfuggente a causa dei peccati dell’uomo. Una donna perfettamente novecentesca. Coltissima e per anni fumatrice impenitente, priva di padri e persino di un uomo da amare, dilacerata e nostalgicamente bella come un cammeo preraffaelita. Con un lascito scientifico impagabile.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
La bella accademica autodidatta che viveva immersa nell’occulto
in Libero [Libero quotidiano], anno XLIX, n. 305, Milano 27-12-2014, p. 25
Questo slideshow richiede JavaScript.
![Libero 27-12-2014 crop [Frances Yates]](https://labiancatorrediecthelion.files.wordpress.com/2014/12/libero-27-12-2014-crop-frances-yates.jpg?w=627&h=951)
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.