I comunisti di una volta non ci sono più; oggi, a furia di travestirsi, non sanno più nemmeno loro a quale genere appartengono. Tecnicamente, sono infatti bisessuali. Nei giorni pari amoreggiano con il rivendicazionismo LGBT, in quelli dispari cavano dalla naftalina l’abito grigio e la fascia tricolore.
Ovvio poi che il pubblico pagante (almeno l’euro, o due, prescritto per accedere alle primarie) resti confuso. Prendete Piero Fassino, per esempio. Oggi si guadagna onestamente da vivere come sindaco di Torino e arrotonda come presidente dell’Anci. Per i balocchi dell’era Bersani e della new age Renzi, Fassino non ha mai avuto tempo; ha una grande città industriale del Nord da governare, lui. A un certo punto, però, Fassino si è accorto che, assieme alla grande Torino, da governare c’è pure il “logorio della vita moderna” torinese. C’è ancora qualcuno, insomma, che pare faccia figli anche a Torino, che poi questi figli viene il giorno che li deve mandare a scuola, e che quindi qualcosa a questi ragazzi la scuola di Stato dovrà pure insegnare. Colpo di genio dell’Assessorato alle Pari Opportunità, Tempi e Orari della Città (ma che razza di nome è?…) del Comune di Torino: imbottiamo maschietti e femminucce con l’ultimo grido del gender. Va di moda, piace nei salotti, si porta bene in centro, chi volete che si lamenti? E così, giù a caricare sul sito Internet dell’Assessorato il vangelo LGBT. Un dì però qualcuno si è svegliato e ha trovato l’invasor: si è incaprato a mille, ha protestato e così certe schedine educative pensate per le scuole sono sparite dal sito. Solo che così si è subito arrabbiata l’altra faccia della Luna votante a Torino, complice magari il colpo basso della concorrenza a sinistra, ovvero Sel del gaio Nichi Vendola che per il tesseramento 2014 non chiede più ai militanti d’indicare il sesso cui appartengono ma il genere: maschile, femminile o trans. E così adesso il vangelo LGBT sta lì, con sfondo pagina di un violetto inquietante, sul sito dell’Assessorato, alla voce di menù Servizio LGBT. Servizio. Come gli autobus e la metropolitana, i vespasiani e la scuola “pubblica”, gl’istituti di cura e la pensione. Pagato con le tasse dei cittadino come ogni servizio di Stato e ramificazioni.
Il Servizio LGBT si articola in “Attività”, “Formazione”, “Reti”, “Pubblicazioni”, “Glossario”, “Progetto Ahead” (il livello d’inquietudine cresce…). C’è anche un pdf scaricabile chiamato “pieghevole” (visto l’argomento, eviterei). Fatevi un giro, così per divertirvi. Troverete il convegno I diritti delle persone migranti lesbiche, gay e transgender in materia di asilo ed immigrazione (sic), inquadrato nell’iniziativa “Biennale Democrazia” (sic); l’immancabile rassegna di film gay, il “Gruppo di Pilotaggio” (?!?) e il Comitato Torino Pride. Ma è nel “Glossario” che si annida la saggezza; alla voce «Omofobia interiorizzata», si legge la definizione: «forma di omofobia spesso non cosciente, risultato dell’educazione e dei valori trasmessi dalla società, di cui a volte sono vittima le stesse persone omosessuali». In attesa che venga istituito un corpo di Polizia ad hoc, ribattezzato magari “Gendermeria”, qualcuno che però ha sbroccato c’è. Si chiama Cesare Nosiglia e si guadagna onestamente da vivere come vescovo di Torino. Papale palale dice: «La lettura ideologica del “genere” è una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni». Sacrosanto. Il suo “capo, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha detto l’identico solo pochi giorni fa, il 24 marzo, quando, aprendo il Consiglio Permanente della CEI, ha stigmatizzato «tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”». Pare esattamente di sì, e a Torino è già cominciata.
In questo caso un poco mi spiace di essere credente perché sembra che la vicenda sia roba da preti. Invece è in gioco la libertà di tutti. Viviamo in un regime, ci sparano addosso perché rivendichiamo il diritto a non essere d’accordo con un sopruso e, come sempre in questi casi, ci addebitano pure il costo della pallottola.
Pubblicato con il medesimo titolo in l’intraprendente, Milano 04-04-2014
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