La Buona Scuola, già. La riforma del ministro Stefania Giannini prevede che agl’insegnanti d’ora in poi venga elargito un bonus di €500,00 l’anno cadauno da spendersi in aggiornamento e professionalità: libri, software, corsi, etc.
Parrebbe una bella cosa. Finalmente soldi ben spesi, potere alla scuola, cultura al popolo. Ma è solo l’ennesimo gesto arrogante dello Stato. Graziosamente lo Stato prende una parte dei soldi nostri, versati abbondantemente e in largo anticipo mediante tasse vampiresche, e li trasforma con quel suo famoso potere-che-tutto-può-tanto-chi-lo-ferma in un capitolo speciale di spesa (come quelli che negli Stati Uniti il Partito Repubblicano, dall’avvento dei Tea Party in qua, ha stoppato risparmiando la bellezza di miliardi di dollari e rieducando i cittadini a vederli solo come segno di corruzione, clientelismo e spreco) che si arruffiana una parte della cittadinanza alla vigilia delle elezioni (come il «simpatico bonus», lo ha chiamato Matteo Renzi, che in estate 3,7 milioni di pensionati riceveranno di fatto da se stessi avendolo accantonato dai propri stipendi in anni per esserlo visto scippare dallo Stato). Graziosamente, lo Stato concede che si possa studiare, approfondire, educarsi, imparare, aggiornarsi. Graziosamente, lo Stato consente che i nostri soldi li si possa spendere per noi e per i nostri figli (anche molti insegnanti tengono famiglia, e se migliorano loro, migliorano pure le loro famiglie e poi la società intera). Graziosamente, lo Stato permette ancora una volta bonario che ci si scappelli a ringraziarlo di cotanta bontà illuminata. Graziosamente, lo Stato ci concede il lusso di una manovretta che, se fosse cattivo, potrebbe anche rimangiarsi ma invece è buono e non lo fa.
Perché in verità l’unico vero bonus agl’insegnanti lo danno gl’insegnanti stessi. Il bonus della Giannini viene dalle loro tasche. E allora perché, invece di prendere una parte delle nostre tasse e di camuffarla da regalo in modo che così il prossimo aumento delle imposte lo pagheremo più volentieri visto che lo Stato con noi è generoso, lo Stato non taglia drasticamente le tasse, lascia il denaro dove bene sta cioè nelle tasche dei cittadini che se lo sono guadagnato e hanno tutto il diritto di decidere come spenderselo compresa la propria educazione e il proprio aggiornamento professionale? Scommetto che se lo facesse, gl’insegnanti, con più del proprio denaro guadagnato saldamente nelle proprie tasche, altro che €500,00 spenderebbero. All’anno poi, per dei professionisti. Ma voi mediamente quanto spendete in un anno per libri, periodici, giornali, software, teatro, cinema, insomma cultura? Se fossero liberi di usare il proprio denaro, certamente ne investirebbero su di sé e sul futuro dei propri allievi anche il doppio, pure il triplo.
Invece lo Stato della Buona Scuola funge ancora una volta da Cupo Mietitore che unico e solo può decidere del destino dei cittadini, pollice diritto la scuola vive, pollice verso l’educazione muore. Lo Stato dà e lo Stato toglie. Lo Stato decide e nessuno sindachi. Lo Stato dona e lo Stato sorride, se di noi si compiace. Lo Stato si acciglia e cambia umore, se osiamo levare lo sguardo. Questi figli di una Buona Scuola decidono sempre per noi: giù in ginocchio, italiani, e osannate per il bonus che vi siete dati da soli…
Marco Respinti
Versione completa e originale
dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 22-05-2015
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.