«Il libero esercizio della religione è fonte di stabilità personale e nazionale, e la sua preservazione è essenziale per la protezione della libertà umana». È ciò che il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha scritto proclamando ufficialmente il 16 gennaio Giornata della libertà religiosa. In campagna elettorale lo aveva promesso, lo ha ribadito più volte di persona o attraverso il vicepresidente Mike Pence e ora mantiene la promessa. «Nessun cittadino degli Stati Uniti», scrive nel decreto, «dev’essere costretto a scegliere tra i princìpi della propria fede e il rispetto della legge». Si riferisce all’“Obamacare”, che costringe anche le istituzioni religiose e le aziende gestite da credenti a calpestare la propria coscienza regalando ai dipendenti anticoncezionali e aborto sotto forma di assistenza medica. Ma non dimentica nemmeno lo scenario globale, dove ribadisce il forte impegno contro ogni discriminazione e vessazione a motivo della fede, anzitutto quelle dell’ISIS.
Perché il 16 gennaio? Perché in quella data, nel 1786, fu approvato lo Statuto sulla libertà religiosa dello Stato della Virginia, scritto da Thomas Jefferson, che ha poi generato il Primo Emendamento alla Costituzione federale degli Stati Uniti: quello che fa della libertà religiosa il primo dei diritti politici dei cittadini americani fondante gli altri contro ogni ingerenza dello Stato. E oggi, dichiara Trump, «dobbiamo custodire, conservare e riverire scrupolosamente questo diritto inalienabile».
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato
con il titolo In America torna la libertà religiosa. Obama la negava
in Libero [Libero quotidiano], anno LIII, n. 17, Milano 19-1-2018, p. 10