A un mese dalla scomparsa del giudice della Corte Suprema federale Antonin G. Scalia, conservatore doc, il presidente Barack Obama, com’è sua prerogativa costituzionale, ha già indicato il nome del suo successore, Merrick B. Garland.
Nato nel 1952 a Chicago, ebreo, giudice della Corte d’Appello del Distretto di Columbia (il fazzoletto di terra dove sorge la capitale federale Washington) da quando vi fu nominato nel 1995 dall’allora presidente Bill Clinton, Garland si è addottorato ad Harvard ed è noto per essere un “liberal moderato”, che però negli Stati Uniti può anche essere è una forte contraddizione in termini.
Sia come sia, Obama si fida di lui e per suo tramite non ha perso l’occasione per assestare un colpo deciso al tribunale di ultima istanza degli Stati Uniti, cui spetta il compito delicatissimo e fondamentale di vegliare sulla costituzionalità della produzione legislativa del Paese.
I giudici della Corte Suprema sono infatti nove, di cui uno è il presidente. Sono nominati a vita anche se hanno la facoltà di ritirarsi. Con Scalia vivo, i conservatori erano quattro (presidente compreso) e cinque i liberal; o, com’è stato osservato, quatto conservatori, quattro liberal e uno bizzoso, Anthony Kennedy, che spesso (per esempio sulle questioni etiche) sta con la Sinistra. Morto Scalia, conservatori e progressisti si sono trovati in parità, ma non più così con Garland, che per quanto possa essere moderato non voterà mai con i conservatori soprattutto su questioni controverse o persino spinose.
Obama ha voluto cioè marcare il territorio a memoria futura. La nomina di un giudice costituzionale sopravvive infatti ai presidenti, che vanno e vengono assai più spesso, e ne perpetua l’indirizzo politico-culturale. Fu così con George W. Bush che nominando Samuel Alito e il presidente John G. Roberts (tra l’altro due cattolici) spostò l’equilibrio della Corte Suprema a destra, è così ora con Obama che scegliendo Garland muove il baricentro a sinistra.
Per di più Obama mette mano alla Corte Suprema nel clima già rovente delle primarie. La Costituzione stabilisce infatti che il candidato di nomina presidenziale debba ottenere poi la ratifica dell’apposita Commissione del Senato, il che avviene attraverso un certo numero di audizioni che possono anche essere una vera e propria graticola. Famoso è il caso del giudice Robert H. Bork, indicato da Ronald Reagan nel 1987 e bocciato dal Senato dominato dai liberal dopo un vero e proprio processo pubblico alle intenzioni e al suo conservatorismo. Dopo la scomparsa di Scalia, i Repubblicani avevano chiesto a Obama di posticipare la nomina a dopo le elezioni così che fosse il nuovo presidente a operare una scelta tanto decisiva, ma invece Obama ha voluto fare presto. Un polverone su Garland permetterebbe infatti di politicizzare ancora di più la questione, favorendo un Partito Democratico che sarebbe prontissimo a vestire i panni dell’agnello assalito dai lupi. Un gran favore a Hillary Clinton, insomma.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
Corte Suprema, Obama sgambetta il GOP
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 76, Milano 17-03-2016, p. 15
Non dovrebbe essere “Con Scalia vivo, i conservatori erano cinque (presidente compreso) e quattro i liberal”?
No. I giudici supremi erano John G. Roberts (il presidente), Clarence Thomas, Samuel Alito, Ruth Bader Ginsburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Anthony Kennedy. I conservatori erano quattro: il presidente Roberts, Thomas, Alito e Scalia. Cinque i liberal: Bader Ginsburg, Breyer, Sotomayor, Kagan e Kennedy che se non è liberal è bizzoso.