Donald Trump una ne pensa e cento ne fa. Adesso vuole disertare il confronto televisivo tra i candidati Repubblicani che Fox News ospiterà stasera in diretta da Des Moines, nell’Iowa, lo Stato che il 1° febbraio aprirà la stagione delle primarie per la Casa Bianca. Se infatti Trump dà forfeit, non è più lo stesso, e lo sanno bene tutti, per prima proprio Fox News. Perché Trump punta i piedi? Perché ha un conto personale aperto con Megyn Kelly, una delle giornaliste della Fox cui toccherà fare le domande. Sono già volate parole grosse, lei lo detesta e lui la ricambia. Ma in casa Repubblicana il problema Trump non finisce qui. C’è l’ancora più pesante censura che sul multimiliardario prestato alla politica lanciano un giorno sì e l’altro pure tutti i grossi calibri del mondo conservatore, in genere ascoltatissimi dall’elettorato Repubblicano. Potrebbe sembrare strano. Strano cioè che i conservatori ce l’abbiamo con uno che in fin dei conti è l’essenza del sogno americano, l’incarnazione del capitalismo e che per di più giura di voler fare ciò che molti pensano ma nessuno dice, ovvero chiudere le frontiere e lasciar fuori dal Paese tutti i musulmani. Eppure è cosi, a cominciare da National Review, la voce ufficiosa del mondo conservatore che ha addirittura lanciato un forum in continuo aggiornamento per raccogliere le ragioni del “no” a Trump. Tutte comunque riassumibili in un aggettivo: “falso”. È falsa, secondo i conservatori, l’opposizione di Trump ai Democratici perché Trump ha sempre benedetto la zampata statalista con cui Barack Obama è intervenuto nella crisi economica (il famoso “stimolo” e il famoso “bail-out”). È falsa la sua sfida a Hillary Clinton perché dei Clinton Trump è così amico da averli invitati tutti al suo terzo matrimonio nel 2005. È falsa la sua retorica “Dio, patria, famiglia” perché nemmeno sa come si cita la Bibbia, come ha dimostrato ai fondamentalisti protestanti venuti ad ascoltarlo il 17 gennaio alla Liberty University di Lynchburg, in Virginia. È falsa la sua proposta politica perché tutto in Trump assomiglia all’“uomo solo al comando” contro la tradizione del governo limitato, che è il Sacro Graal degli Stati Uniti. E poi è falsa persino la sua faccia, ripetono i conservatori, esasperati dal fatto che ogni volta che Trump apre la bocca non fa che confermare i luoghi comuni da cui la Destra cerca da sempre di liberarsi: xenofobia, razzismo, sessismo, oltra all’idea che per un pugno di dollari in più si possa passare con il caterpillar sopra chiunque. In più, per il modo grossolano con cui tratta il Papa in pubblico Trump ha irritato pure don Robert A. Sirico, fondatore dell’Acton Institute nel Michigan, uno dei capofila del conservatori cattolici a stelle e strisce.
Insomma, nelle fila Repubblicane impazza la guerra civile, e chi si frega le mani dalla gioia sono i Democratici. Anche perché per ora è pochino: le critiche generiche dei conservatori non hanno fatto perdere a Trump nemmeno un punto percentuale in quei sondaggi che lo vedono sempre al comando.
Marco Respinti
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
C’è la gionalista anti-Trump, e lui non va al dibattito tv tra repubblicani
in Libero [Libero quotidiano], anno LI, n. 27, Milano 28-01-2016, p. 16
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