Per la seconda volta in pochi giorni ci troviamo d’accordo con Matteo Renzi. Per di più in lode sperticata di uno Stato, noi che con Albert Jay Nock (18701-1945) siamo convinti che il nostro nemico sia lo Stato. C’è da preoccuparsi? Per intanto memorizziamo le parole che hanno guadagnato la standing ovation della Knesset al premier italiano in visita in Israele: «L’esistenza di Israele non è una concessione della comunità internazionale, non è una gentile concessione dopo la Shoah ma la precede: lo stato di Israele esiste nonostante l’olocausto e continuerà ad esistere nonostante i tentativi di opposizione». E poi: «Voi non avete solo il diritto di esistere ma anche il dovere di esistere e di resistere e di tramandare ai vostri figli, come ai miei tre figli ‒ Francesco, Emanuele ed Ester ‒ perché siete un punto di riferimento anche se a volte possiamo avere dei dissensi». Perfetto. Israele c’era prima. Per questo ha il diritto e il dovere di esistere, esistenza-resistenze che si trasforma in diritto e dovere a dire, annunciare, testimoniare, profetizzare. Come nella migliore filosofia: cioè che esiste è buono e bene, ha il primato sul nulla ed è intrinsecamente migliore del non-essere per il solo fatto di avere quell’attributo di perfezione che è l’essere. Contro ogni nichilismo, contro ogni debolismo, contro ogni relativismo. Israele esiste ed è lì per restare. Israele è la roccia, la pietra d’inciampo, l’amen. Israele esiste in essenza e sostanza, prima che molto di quel che è venuto dopo fosse. Il diritto d’Israele a esistere precede ontologicamente ogni altra considerazione e da qui procede ogni altra considerazione. Per questo Israele resiste e resisterà. Israele è un incipit e una promessa, un passato e un futuro. Per questo non si capisce come mai, poco dopo, incontrando Abu Mazen, Renzi abbia parlato in maniera vaga (o vanesia?) di “pace possibile solo con due Stati”. Cosa significa? Come si concilia questo con quello? I palestinesi abbiano il loro Stato, ci mancherebbe. Ma che significa dire una cosa fondamentale agli uni e farla seguire da una banale detta agli altri? Che significa dire quello alla Knesset e questo ad Abu Mazen che a Mosca si è laureato in negazionismo?. Menomale. Siamo in disaccordo con Renzi, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Marco Respinti
Versione completa e originale
dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord,
Milano 22-07-2015
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