Adesso, dopo che il 26 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha imposto a tutti i 50 Stati dell’Unione nordamericana l’equiparazione giuridica tra la convivenza omosessuale e il matrimonio con un golpe democratico, restano due cose da vedere.
Primo: visto che riconoscere i “matrimoni” gay ovunque è un obbligo, che cosa succederà? Verrà schierata la Guarda Nazionale a fianco dell’altare per costringere don John Smith a benedire Paul che impalma William, o magari persino il connubio fra tre lesbiche? Ci saranno multe, ci sarà la galera per i trasgressori?
Secondo: visto che nel novembre 2016 Barack Obama e il suo abuso di potere traslocheranno per sempre, i Repubblicani hanno la possibilità storica di politicizzare la sentenza del 26 giugno, polarizzare radicalmente il voto, conquistare la Casa Bianca e prima o poi nominare nuovi giudici alla Corte Suprema. Il cattolico adulto Anthony Kennedy ha quasi 80 anni e lo stesso il gran conservatore cattolico Scalia. I due grandi liberal Ruth Bader Ginsburg e Stephen Breyer sono lei del 1933 e lui del 1938. Per ribaltare la sentenza del 26 giugno, riportare la Corte Suprema nei binari costituzionali e ritornare al Defense of Marriage Act del 1996 ‒ che stabilisce che l’unico matrimonio possibile è quello tra un uomo e una donna ‒ ci vuole un caso (e la realtà ne offrirà tanti), un iter processuale (e verrà pure quello) e alla fine una Corte Suprema non eversiva che riporti l’ordine nella cosa pubblica. Per farlo ci vuole alla base una volontà politica che permetta di operare le nomine giuste.
Perché l’appiglio più bello che oggi gli anti-LGBT sbandierano ai quattro venti è che la Corte Suprema, il Congresso e la Casa Bianca non hanno il minimo diritto di sabotare una realtà, quella vocazione all’unione amorosa e feconda tra un uomo e una donna che chiamiamo matrimonio, la quale li precede ontologicamente, logicamente e cronologicamente. Non si può per decreto creare posti di lavoro, non si può per legge stabilire che domattina il sole non sorgerà.
Ci sono cose che sfuggono al potere umano, e questo è quello che sta scritto nella “Magna Carta”, questo è ciò per cui i nordamericani dissero addio alla Corona britannica. Li chiamano God-given rights, e nessun tribunale può cancellarli. Ce li hanno anche quelli che non credono in Dio. Il matrimonio era lì prima che i pateracchi giuridici e politici degli uomini venissero inventati.
Gli scienziati dell’Università di Leicester, in Inghilterra, hanno scavato una tomba risalente al XIV secolo nel cimitero annesso alla cappella di St. Morell, nel piccolissimo borgo di Hallaton, un tempo meta di pellegrinaggi. Nella suddetta tomba gli archeologi hanno trovato due scheletri sepolti assieme, uno accanto all’altro, uno rivolto all’altro, eterosessuali: una coppia di sposi, ancora mano nella mano. Fedeltà coniugale intatta da sette secoli. E ancora più antica è quella dei due sposi agricoltori del secolo V o VI che sono stati trovati anche loro mano nella mano nei pressi di Modena: lei porta ancora la fede di bronzo al dito. E addirittura preistorica è quella di quel marito e di quella sua moglie che, coricati in un talamo neolitico del mantovano, imperterriti da 5-6mila anni si guardano con tenerezza nelle orbite cave dei loro crani calcificati. Sembra che i loro teschi sorridano. Nemmeno la morte li ha separati.
La natura delle cose, che non è il prodotto delle volontà umane, è già di per sé una rivolta contro l’abuso, una controrivoluzione. Forse gli americani stanno per accorgersene, e di americani ancora sani ce n’è ancora parecchi. Che interessa a noi di quello che fanno oltre l’Atlantico? Beh, se l’eversione in veste democratica è possibile in un Paese che ha il top delle garanzie antiribaltone, pensate cosa invece succederà in altri Paesi dove l’inciucio, il consociativismo e l’illegalità sono di casa. Ve ne viene in mente qualcuno?
Marco Respinti
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