Con piena avvertenza e materia grave, ho da un po’ maturato la convinzione che l’Italia sia un Paese bollito. Ma quando mi sono avventurato nell’intersezione delle plurime linee metropolitane di Madrid e del suo circuito ferroviario più o meno analogo (in teoria) al nostro passante ferroviario, ho avuto la certezza di sbagliarmi: l’Italia non è un Paese bollito, è un Paese finito (se mai è iniziato). Dico: stiamo parlando di Madrid, mica della precisa Germania, mica della glaciale Scandinavia… Insomma, se uno è costretto a dire chapeau davanti a nientepopodimeno che un servizio di Stato che funziona normalmente ed eccelle per ordine, pulizia e agi nella Spagna passata per la centrifuga zapaterista perché in confronto Milano (dico M-i-l-a-n-o) sembra Timbuctù, allora significa che non c’è futuro. Milano. La capitale. Quella vera, pulsante, reale, economica. Di che? Di un Paese nullo. Attenzione: il proseguio dell’articolo contiene molta sensibilità personale, ma del resto il Direttore lo ha domandato a me. Un Paese nullo, dicevo, perché nulla vale nulla eccetto che il nulla. Annulliamo la giustizia e annulliamo le differenze tra uomo e donna. Annulliamo la coscienza e annulliamo il coraggio. Annulliamo la ragione e annulliamo i sentimenti. La parole data vale nulla, la creatività vale nulla, la professionalità vale nulla, le virtù valgono nulla, il denaro vale nulla. Soprattutto vale nulla l’uomo, vale nulla la vita umana. Ti abortiscono che stai ancora nella pancia di tua madre, solo se prima sei riuscito a sfuggire alla distruzione quand’eri embrione. Ti levano la dignità se sei donna ma anche se sei uomo in tivù, pubblicità, a scuola. Non c’è merito, non c’è valore, non c’è principio, solo bla bla e retorica bolsa. E così, noi italiani, abbiamo imparato a essere cittadini perfetti di questo Paese nullo: vogliamo nulla, prendiamo nulla, diamo nulla, paghiamo le tasse mugugnandoci sopra la sera per 5 minuti 5 appena prima di accendere la televisione con rito sciamanico, votiamo (un po’, soltanto un po’), la diamo via per un nonnulla come per esempio una ricarica del cellulare. Ci vogliono così, abbiamo imparato benissimo a vivere così.
Chi ci vuole così? Il ceto politico che ci dirige, quello intellettuale che lo sorregge e applaude, la società appiattita su di esso, il legislatore, lo Stato e la sua macchina perversa. Esagero? Ma figuriamoci. Prendete i giornali di oggi. Leggete di come è andata a finire la fine della fine del caso Contrada. Contrada, non Carneade, italiani di breve memoria: Bruno Contrada, ex Polizia, ex capo della Mobile di Palermo, ex SISDE, accusato di concorso esterno (?) in associazione di stampo mafioso, bestia nera, cattivone, Lex Luthor, torchiato, condannato e ricondannato in via definitiva a 10 anni di carcere. Solo che non doveva nemmeno essere processato. Lo dice adesso, tardi, troppo tardi, la Corte dei diritti umani di Strasburgo. Contrada oggi ha 84 anni e una vita distrutta, la carriera ammazzata, il morale ferito. Una sciagura enorme che solo lui si porta dentro e addosso, tutti gli altri invece (ritorna) nulla. Perché l’Italia è così: ti distruggono l’esistenza e nemmeno ti chiedono scusa. Lorsignori fanno il loro dovere, eccheccacchio; se qualcuno sbaglia, e che volete che sia, ci sta, vittime collaterali, succede, ragazzo spostati e lasciamo lavorare. Lui è innocente ma continua a pagare, perché quella vita rovinata chi glie ridà? L’epilogo, adesso, della vicenda è però indecente, ridicolo, da vilipendio alla persona punibile con il massimo della pena. Per comperare il nostro oblio Strasburgo ha stabilito un’ammenda di, udite udite, ben 10mila euri tondi tondi. Anche il denaro vale nulla, tanto vale scambiarne nulla per il nulla di una vita. Lui ne ha spesi 8 volte di più per difendersi dalla giustizia ingiusta, macchissenefrega. Contrada vale come una Fiat 500, quattro sedili e un portellone, e non rompesse le glorie. Una vita umana vale trenta denari, un piatto di lenticchie. Già mi vengono i brividi ogni volta che si parla di assicurazioni e si valuta la vita dei clienti in centinaia di migliaia di (n)euro, perché penso sempre che come caspita si fa a barattare una vita umana con dei talleri, per di più cercando di stabilire criteri di equilibrio, figuriamoci quando la vita che sei ancora in vita te la valutano un peperone e qualche arancia.
Siamo un Paese nullo per cui non c’è più nulla da fare. Solo che ho la netta sensazione che la cosa sia contagiosa, e che non se ne resti confinata all’Itaglia.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.