Ieri a mio figlio maggiore, 12 anni tra due mesi, hanno rubato il monopattino assicurato a un lucchetto fuori da un grande magazzino di Milano. Da qualche settimana aveva riscoperto il gusto del monopattino e se lo portava praticamente ovunque, anche per accompagnare, come ieri, la mamma a fare compere. La delusione nel vedere lì striminzito, sconfitto, esausto per terra il lucchetto senza più quel suo bene prezioso agganciato è stata per lui somma, tanto da provocare un breve, maschio pianto di rabbia e di stizza. Poi si è calmato, è tornato a casa e mi ha raccontato tranquillo l’accaduto.
Io ci sono rimasto male almeno quanto lui. E lui mi ha spiegato la cosa per filo e per segno. «Vedi papà, quello era il mio monopattino. Nessuno doveva toccarlo, prenderlo, figuriamoci rubarlo. Anche perché è una cosa per ragazzi: chi ha il coraggio di rubare una cosa a un ragazzo, una cosa sua a un ragazzo come me? Se uno non ha i soldi per comperare un monopattino a suo figlio, come fa a rubare quello di un altro ragazzo per darlo al proprio? Ma che faccia ha, papà, uno così? Tu, papà, lo sai che la cosa che più m’intristisce è vedere la gente che non ha niente, i poveri che non hanno le cose. Se me l’avessero chiesto, un giro a un ragazzo che non ha nessuno che gli regala il monopattino glielo avrei fatto fare, il mio monopattino lo avrei prestato un po’… Invece me l’hanno rubato!». E io, colpito: «Hai ragione da vendere. Guarda, usciamo subito e andiamo a ricomperarlo il monopattino». «Papà», riprende lui, «io già lo sapevo che tu mi avresti risposto così. Sapevo che me lo avresti ricomperato subito. Grazie, grazie davvero. Però, papà, quello che mi hanno rubato era il mio monopattino: quello che mi aveva regalato la nonna per la mia Prima Comunione; aveva anche dei segnetti che gli avevo fatto subito il primo giorno andando a sbattere contro un muretto… Il mio monopattino era prezioso perché era quel monopattino…».
Grande lezione, meglio di un corso intero di Scuola austriaca dell’economia. Il valore di un bene è quello che esso ha per me che ne sono il proprietario. Sono la storia, le vicende, i ricordi, le impressioni, le sfumature di cui quel bene si è fatto carico nel corso del tempo attraverso l’azione e le interazioni umane. Non è solo la misura fisica del lavoro che è servito a produrlo. I monopattini sembrano tutti uguali finché non diventano proprietà di qualcuno quando qualcuno li compera. Da quel momento la merce monopattino diventa il bene monopattino, e il suo valore è dato da un costo economico base più un enorme delta fatto di mille e una cosa. Il sale era prezioso in un determinato tempo della storia umana. Il ghiaccio è manna in Kenya d’estate, ma inutile in Groenlandia d’inverno. Un certo salario è da benestante dove la vita costa poco, ma da pezzenti dove la medesima vita costa diverse volte tanto. Una perlina è banale nella scatola che l’ha prodotta in serie, però può diventare un tesoro quando viene donata con amore alla fanciulla amata.
Esattamente come il monopattino di mio figlio. È il valore che diamo alle cose per ragioni nostre che trasforma una merce in un bene, e quel delta è sempre e solo unicamente umano, tanto che è storico. Non è matematico, stechiometrico, ragionieristico. Micragnoso e calcolatore, usuraio e usurato. La Cgil non capirà mai quel che mio figlio ha già capito a 12 anni, serbi Iddio il suo istinto free-market. Non lo capirà mai nemmeno quel ladro che ha osato levare la sua empia mano contro la proprietà privata di mio figlio, che è sacra proprio perché, a differenza di quel che accade in un falansterio socialista di formiche, è benedetta dall’individualità unica e irripetibile dell’umano e della sua esperienza storica e spirituale.
Comunque il monopattino lo abbiamo ricomperato subito. E quello che lo ha trasformato da merce sterile in bene per mio figlio è stato quando lui, ringraziandomi con trasporto enorme, mi ha detto che, sì, non era più il monopattino regalatogli a suo tempo dalla nonna, però adesso è quello del papà. Una cosa che non scorderà mai. Mica solo lui.
Marco Respinti
Pubblicato con il medesimo titolo
in l’intraprendente. Giornale d’opinione dal Nord, Milano 25-07-2014
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…il commento di mio figlio…
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