Il 4 novembre, oltre alle elezioni per il rinnovo del Congresso federale di Washington, negli Stati Uniti si voterà anche per eleggere i governatori di alcuni Stati. Fra questi, il Wisconsin.
Oggi il governatore del Wisconsin è il Repubblicano Scott Walker. In novembre si ricandiderà; nei sondaggi e nel gradimento dell’elettorato è messo piuttosto bene, da tempo è alquanto popolare, ma contro di lui si sono coalizzati i “poteri forti”. Nel Wisconsin i “poteri forti” sono i sindacati. Di sinistra, ovvio. Walker è sostanzialmente percepito come un “thatcheriano”, ovvero uno che l’ha giurata alle consorterie di potere che nel Wisconsin imperversano taglieggiando e ingessando l’economia e il lavoro. Da sempre, peraltro, i sindacati di sinistra sono il nerbo dell’elettorato progressista; lo organizzano, lo mobilitano e ne foraggiano i “comitati di azione”. A differenza del premier britannico Margaret Thatcher (1925-2013), Walker non è però ancora riuscito a stroncare il nemico, ma ci sta provando seriamente e con ampio successo d’immagine. Per questo è già sin d’ora dentro la rosa di quei Repubblicani che potrebbero pensare seriamente alla corsa alla Casa Bianca nel 2016 quando la sfida anche al potere sindacale andrà portata ai vertici del Paese e combattuta su tutti i suoi territori. Ma sarà una lotta dura; già lo è e già lo è stata.
Walker è diventato governatore del Wisconsin vincendo le elezioni dell’autunno 2010 ed entrando ufficialmente in carica nel gennaio 2011. Chi fosse lo sapevano tutti, amici e nemici. Ciononostante gli amici prevalsero sui nemici; e però questi, potenti, ricchi, influenti, sono riusciti a mettere i bastoni fra le ruote in corso d’opera, riuscendo a fare ciò che negli Stati Uniti (un Paese che strutturalmente non può avere, e quindi mai ha avuto, una crisi di governo a livello federale, a ricaduta riuscendo quindi quasi sempre a evitare la vacanza di potere nei singoli Stati) accade davvero raramente. Sono cioè riusciti a far decadere Walker dall’incarico di governatore e quindi a far indire nuove elezioni per il 5 giugno 2012. In tutta la storia degli Stati Uniti una cosa così è accaduta solo tre volte. E una sola volta il governatore sfiduciato e uscente è riuscito a strapazzare il proprio avversario, vincendo. Chi? Esattamente Scott Walker.
Il governatore era stato sfiduciato per avere proposto nel 2011 una riforma del budget del Wisconsin che avrebbe fatto risparmiare all’erario 30 milioni di dollari in quell’anno (così le stime) e altri 300 milioni nel corso dei due anni successivi. Per farlo, Walker pensò di mettere mano alle tasse, modificando e razionalizzando. Come sempre accade in casi così, la questione finisce immancabilmente come il letto di Procuste. Corta la coperta lo è per definizione, e così, tira da una parte, tira dall’altro, qualcuno rischia sempre di restare scontento. Allo stato attuale del mondo, di fronte all’insostenibile pesantezza degli Stati moderni, il governo migliore è quello che riesce a scontentare tutte le parti il meno possibile. Esattamente cioè quello che ha fatto il governatore Walker, criticato a destra da alcuni e odiato a sinistra da molti altri. Non perché (come vorrebbe una certa retorica falsa) avesse penalizzato un po’ “i ricchi” (“la Destra”) e moltissimo “i poveri” (“la Sinistra”), ma perché, riformando, cesellando, riaggiustando, i più colpiti nelle sine curae, nei benefit e negl’interessi consolidati di casta finivano per essere gl’impiegati statali, e soprattutto le loro ricche e potenti organizzazioni sindacali.
USA e non getta logoMa, come detto, nemmeno sfiduciandolo i sindacati della Sinistra organizzata sono riusciti a eliminare Walker. Che è tornato a guidare il Wisconsin, che ha cercato di fare al meglio il suo lavoro, che in novembre si riproporrà al vaglio dei cittadini con il vento in poppa e che nel frattempo è riuscito virtuosamente a ricucire (come solo gli uomini politici davvero capaci e carismatici sanno fare) lo strappo (in realtà lo “strappino”) con alcuni settori del movimento dei “Tea Party”. Oggi infatti Walker ha i “Tea Party” tutti dalla sua, ha le carte in regola e, protestante evangelical devoto, anche la cosiddetta Destra religiosa lo apprezza molto per la sua difesa aperta dei “princìpi non negoziabili”. Da notare bene: negli Stati Uniti, i veri conservatori in ambito economico lo sono praticamente sempre anche in campo morale e persino religioso.
Qualcuno dice che Walker potrebbe persino riuscire a unificare il Partito Repubblicano per le sfide più decisive contro i Democratici. Diamo tempo al tempo; mentre lo facciamo, consideriamo però il “cartello” dei suoi oppositori, capitanati dal famoso sindacato, di sinistra e laicista, AFL-CIO, che in tutti gli Stati Uniti quest’anno ha raccolto qualcosa come 300 milioni di dollari per finanziare la battaglia contro i candidati al Congresso e ai governatorati più conservatori del Partito Repubblicano. Sigle cioè come la Emily’s List (organizzazione che statutariamente seleziona e sponsorizza le candidature politiche di personale filoabortista, meglio se donne, Democratiche e possibilmente lesbiche), la Planned Parenthood (il più grande abortificio del mondo, con i piedi negli USA e le mani ovunque), Ready for Hillary (il “comitato d’affari” di Hillary Clinton, quintessenza del relativismo liberal in politica) e il famoso ultramilionario di sinistra George Soros. Fosse solo per i suoi nemici, Scott Walker è già un amico.
Marco Respinti
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