Sulla Francia socialista di François Hollande il sol dell’avvenire meriggia pallido e smorto. Qui vige infatti la legge Taubira contro l’omofobia che, pur vantando almeno sette punti d’incostituzionalità (come rileva Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani), calpesta disinvoltamente ogni giorno le libertà dei cittadini. Approvata per proteggere una minoranza di francesi (gli omosessuali) dai possibili abusi di una maggioranza (gli eterosessuali) più forte nei numeri, nei mezzi e nel peso sociale, è invece diventata immediatamente lo strumento per processare le intenzioni, per conculcare i diritti fondamentali della persona (la libertà di espressione) e spesso si è fatta strada attraverso una vera e propria repressione poliziesca.
Documenta tutto François Billot de Lochner, imprenditore e uomo politico francese, in un libro allarmante per contenuti e prospettive, La répression pour tous? (Lethielleux, Parigi 2013). Lacrimogeni lanciati contro mamme che pacificamente manifestano in difesa della famiglia naturale e che, il va sans dire, sono apostrofate per la strada come “puttane”; botte e ingiurie per chi osa indossare t-shirt di “Manif pour tous” (la famosa manifestazione nazionale contro le “nozze” gay); e notti in guardina per chi si permette di criticare l’omosessualità pubblicamente ancorché pacificamente.
Nulla di nuovo, del resto. Quando infatti un parlamento decide di mettere mano all’ordinamento giuridico per vietare anche la semplice discussione teorica di costumi, pratiche e culture eticamente sensibili (che tra l’altro ancora la maggior parte dei cittadini disapprova e che comunque modificano sostanzialmente le basi di convivenza della società), bypassando la democrazia del senso comune e chiedendo il “voto di fiducia” ai settori più ideologizzati della politica e alle lobby che li fiancheggiano, dopo resta solo la polizia per piegare chi reclama la vera libertà per tutti.
La situazione è grave. Creando la vittima prima ancora che esista il reato e rendendola intoccabile “a prescindere”, le leggi contro l’omofobia riducono una minoranza di cittadini a una mera funzione sessuale e tutti gli altri a impotenti totali. Oggi non è affatto chiaro se leggi fatte così tuteleranno mai un omosessuale; ma invece è chiarissimo che servono a legalizzare il liberticidio, impedendo, di preferenza con il manganello, alle persone normali di dire a figli normali cresciuti dentro famiglie normali che esiste una sessualità normale. Riuscirà l’Italia a non contrarre il mal francese?
Del resto Hollande sta collezionando un fiasco dopo l’altro. La patrimoniale che prometteva di tassare di ben il 75% i guadagni superiori al milione di euro ora incostituzionale. La “legge Hadopi” che minaccia di sospendere da Internet chi si scarica gratis musica e film. E mentre l’affaire del kazako Mukhtar Ablyazov è dimenticata, vivissimo resta il ricordo del viaggio effettuato dal presidente francese a Pechino in aprile: tante parole ma silenzio tombale sui diritti violati dei cinesi.
Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il titolo
E la Francia pro-gay di Hollande ora reprime gli eterosessuali
in Libero [Libero quotidiano], anno XLVIII, Milano 30-08-2013, pp. 30-31
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